Il percorso artistico di Mimmo Sorrentino è lungo, complesso, ragionato attraverso il contatto con la materia. 52 anni, originario di Cava de’ Tirreni – città della provincia di Salerno che funge da avamposto alla Costiera Amalfitana – l’artista, per sua stessa ammissione, vede nascere il desiderio della creazione fin da piccolo.
Cresciuto in una famiglia dove il gesto manuale è necessità quotidiana, Sorrentino riceve i primi impulsi dal padre (muratore e poi imprenditore edile) e dal nonno agricoltore. Frequenta la scuola superiore per geometri a Cava, dove inizia a fabbricare oggetti di pura astrazione, sperimenta materiali, utilizzandoli senza finalizzarli ad una forma. Si iscrive poi a Scienze Naturali, a Napoli, e fonda un laboratorio di mircropropagazione, in cui insieme ad un’equipe di colleghi clona piante.
Ma sotto pelle, Sorrentino sente ancora potenti le pulsioni dell’arte. Nel 2002 arriva un’importante commissione nel campo della scultura. Lascia la cooperativa che aveva fondato e inizia la sua nuova vita. I primi lavori sono nell’ambito dell’arte sacra. Arrivano i primi successi e l’artista cavese amplia i suoi orizzonti, occupandosi di progetti che esulano il sacro. L’incontro con Armando Principe, mecenate, gallerista salernitano e presidente della Prince Group, arriva al momento giusto. In opere come “La libertà” e “Laborintus” partorisce figure in movimento plastico, pervase da un verismo e da una drammaticità di stampo quasi donatelliano, inconsapevolmente figlie di un realismo esasperato e post barocco.“A me piace far vedere la meccanica dei corpi… Non devono esserci i panneggi, a me interessa la carne…” e di tale prospettiva è un esempio “La vida, la sangre, la muerte” in cui il freddo “occhio di falco” fotografa l’istante di dolore di una donna partoriente. L’arte di Sorrentino si spinge ai limiti del metafisico con “Specchio” mentre con le sculture da parete si tuffa nel pieno astrattismo.
Con il gallerista Armando Principe e sua moglie Veronica Nicoli prende il via un percorso nazionale ed internazionale che lo porta a girare l’Italia, esponendo a Firenze, Milano, Roma, Palermo, Verona, fino ad arrivare alla Biennale di Venezia e a Parigi.
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n°01