Ogni tanto ci piace ricordare come la mitologia abbia influenzato l’arte e gli artisti nel tempo, trovando in essa non solo ispirazione ma anche risposta alle contingenze della propria epoca. Con il suo carico di significati simbolici ed il suo linguaggio metaforico il mito è soggetto privilegiato dell’arte che sia pittura, scultura, ma anche cinema, danza, teatro, interpretando in una veste di volta in volta contemporanea, i suoi messaggi universali. Dopo Orfeo ed Ercole, è il mito di Medusa ancora ad incantare…
Della storia di Medusa – come spesso accade per i miti – ci sono diverse versioni. Secondo la tradizione di Ovidio, nelle sue Metamorfosi, Medusa era una delle tre Gorgoni, di così gran bell’aspetto da far innamorare anche un Dio. Il dio del mare Poseidone, infatti se ne invaghì, seducendola nel tempio di Atena. Indignata per tale violazione la dea punì la giovane, che non aveva nascosto la sua vanità, deturpando la sua bellezza con una chioma di vipere velenose al posto della sua splendida capigliatura, motivo di vanto ma anche della passione consumata e facendo in modo che il suo sguardo pietrificasse chiunque la guardasse in volto. Diventò quindi un mostro terrificante che Perseo fu incaricato di uccidere, aiutato proprio dalla dea, riuscendo a decapitare la testa di Medusa guardandola riflessa nello scudo. Dalla sua testa uscirono Crisone e il cavallo alato Pegaso, figli di Poseidone che ella aveva in grembo. Una volta posta la testa in una cesta coperta con giunchi e alghe, questi si trasformarono, al contatto col sangue, in coralli rossi. Il capo ancora mortifero fu usata più volte da Perseo finché non lo donò ad Atena che lo trasformò in effigie per il suo scudo, per pietrificare i nemici.
Anche questo mito ha trovato le sue rappresentazioni nell’arte, in tutte le sue forme, persino nei videogiochi… Ma vediamo le interpretazioni di qualche artista.
Tra le immagini immortalate di Medusa nella storia dell’arte, una delle più famose resta la tela “Scudo con testa di Medusa” di Caravaggio. Qui il pittore ripropone l’istante in cui viene recisa la testa alla Gorgone. È un momento di grande realismo in cui è percepibile il dolore e il terrore dell’azione, nella bocca spalancata, negli occhi quasi allucinati, nel corrucciarsi della fronte. Tutto ancora più accentuato dal forte contrasto di luminosità che ne rimarca la potente espressività e che allo stesso tempo scivola come se percorresse una superficie concava entro cui è sospesa la testa di Medusa. Un artificio ottico del pittore che ha annullato invece la convessità del supporto usato. Lo scudo così si presta a due interpretazioni: scudo di Atena con effigie di Medusa o scudo di Perseo su cui si riflette Medusa? (Scudo con testa di Medusa – 1595/1598 – Galleria degli Uffizi.)
Nella tela di Rubens semplicemente intitolata “Medusa”, protagonista è ancora la testa della Gorgone ma riversa a terra dopo essere stata recisa. Il realismo dell’opera si fa ancora più terreno e umano mostrando i segni orribili della morte: gli occhi sbarrati ed iniettati di sangue, le labbra viola, il volto atterrito, il sangue che sgorga, la ferita putrida di vermi. Medusa è un cadavere che ha ancora sul volto l’incredulità di chi non è riuscita a reagire e la sua disperazione è visibile nel groviglio dei serpenti che popolano la sua chioma, che si muovono ancora impazziti (Medusa – 1617/1618 – Kunsthistorisches Museum, Vienna)
Splendida nella sua composizione è la Medusa di Bernini, un busto in marmo che non racconta la fine fisica del mostro ma quella interiore della donna. Qui lo scultore rappresenta tutta la sofferenza intima della giovane che avverte la trasformazione in lei e medita sulla sua condizione. La sua bellezza ancora evidente verrà tra poco persa per sempre, i suoi meravigliosi capelli hanno già l’aspetto di vipere che si mordono tra loro unendo il dolore fisico a quello dell’anima. Una metamorfosi in atto bloccata nel marmo che quasi liricizza il momento, riuscendo, la perfezione della scultura a pietrificare, gli sguardi come Medusa pietrificava chi la guardava. (Busto di Medusa – 1638/1645 – Musei capitolini, Roma)