“A colloquio con l’Arte” con Rosario Sprovieri, Curatore e Segretario del Mibact di Roma, omaggia l’artista Achille Pace recentemente scomparso…
[…] Puro “teatro intimo”, dove realtà e commedia sono un unicum inconfondibile, con tattilità diretta fra opera e artista. Insieme a una umanità sensibile, innanzi agli interrogativi di quell’ “unica opera esposta”, issata sulla larga parete del centro etnico-culturale “Bibliothè Contemporary Art Gallery” di Enzo Barchi, nel cuore pulsante della città di Roma.Un eruditissimo confronto che l’autore ha avuto con il critico d’arte e con quel “occhio terzo” […]
L’artista molisano sin dal 1959 aveva scelto un sottilissimo “filo” come idea guida e filosofia di espressione per la propria opera. Quel filo è stato il suo personalissimo atteggiamento di distacco e di distinguo nei confronti dell’invasività dell’Informale. Per oltre un lustro, con il ricorso costante a quel sottile, semplice filo di cotone vagante su una superficie quasi sempre tenue e monocromatica, Achille Pace ha messo in scena la sua narrazione poetica.
[…]“Il filo, oltre che essere realtà oggettiva, è anche carico di significati simbolici – spiega il maestro […] Il filo segue, momento per momento, la nostra esistenza […]” E poi aggiunge: “Il mio filo è uno degli approcci a questo futuro possibile. L’arte, quando è tale, può dare un valido contributo con l’indicazione di metodi operativi e di scelte morali”.
Con l’improvvisa scomparsa di Achille Pace, avvenuta il 28 settembre 2021, perdiamo un
vero creatore di incanti.
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 22
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