Roma dedica una straordinaria antologica alla figura di Corrado Cagli, artista romano tra i maggiori esponenti dell’arte italiana del Novecento, incanalato in correnti alternative rispetto alla tradizione storica ed il futurismo moderno. È “Corrado Cagli. Folgorazioni e Mutazioni”, esposizione che si tiene al Museo di Palazzo Cipolla dall’8 novembre 2019 fino al 6 gennaio 2020 e si compone di oltre 200 opere tra dipinti, disegni, sculture, bozzetti, costumi teatrali, arazzi e grafiche, frutto di prestiti da istituzioni e collezioni private.
Con questa mostra si vuole indagare il complesso percorso artistico di Cagli, tra le sue tante sperimentazioni di tecniche e linguaggi espressivi che vanno dall’Astratto al Neometafisico, al Neocubismo all’Informale e le sue tante contaminazioni con altre discipline alimentate dai rapporti con letterati, musicisti, architetti, matematici ed altro che ebbe l’artista durante gli anni della sua produzione.
In esposizione sono i maggiori cicli pittorici dell’artista. Si parte dai primi lavori giovanili realizzati in maiolica a quelli ad olio ed altre tecniche in cui l’artista si è cimentato durante il periodo della Scuola Romana. Ci sono poi le opere appartenenti alle sperimentazioni neometafisiche del periodo newyorkese, periodo legato al trasferimento americano obbligato in seguito alla proclamazione delle leggi razziali, essendo lui di origine ebraica. Vanno poi ad aggiungersi gli studi sulla Quarta Dimensione e le serie “Motivi cellulari”, “Impronte dirette e indirette”, “Metamorfosi”, “Variazioni orfiche”, “Carte e Mutazioni modulari” che ripercorrono l’evoluzione dell’artista dai primi anni ’50 fino agli anni ’70.
Inoltre sezioni speciali sono dedicate al muralismo italiano indagato attraverso alcuni pannelli del ciclo risalente all’Esposizione Universale di Parigi del 1937 che venne in parte censurato e ad alcune opere della mostra realizzata al suo rientro dal periodo americano contrastata dagli artisti del gruppo Forma. Mentre i suoi tanti interessi e collaborazioni sono ripercorribili nei bozzetti architettonici per la Fontana dello Zodiaco di Terni e per il Monumento di Göttingen in Germania, nel monumentale cartone “Orfeo incanta le belve” per la XXI Biennale di Venezia del 1938 e nei documenti dell’attività di scenografo e costumista teatrale presso la Ballet Society di New York.
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