A Milano, alla Triennale, oggi 6 settembre 2018 alle 19.00, si inaugura la mostra che dal 7 settembre al 4 novembre 2018 esporrà i lavori dell’artista coreana Haegue Yang, per la prima volta impegnata in una personale in un’istituzione italiana. La rassegna dal titolo “Tightrope Walking and Its Wordless Shadow” vuole rappresentare la summa della ricerca artistica della Yang, tutta improntata alla necessità di creare un linguaggio che per forza ed espressività si possa paragonare alla camminata di un funambolo, che più che essere dinamica è carica di tensione, tensione qui evocatrice di emozioni e percezioni. Distinta in tre ambienti, la personale mostra quindi i momenti essenziale della produzione dell’artista dal 2000 ad oggi, passanti per tecniche quali collage, video art, sculture performative ed installazioni e per diverse tematiche come l’indagine sociale, la storia, il vissuto personale e la memoria collettiva. Tra geometrie ed astrazione, movimento e perfomatività, i lavori dell’artista generano immagini iconiche di forte impatto evocativo in cui oggetti, persone e luoghi sono strettamente interconnessi gli uni agli altri. Il percorso espositivo si apre con due opere – 134.9 mᶟ e 81 m² della serie “Thread Installation e Chalk Line Drawings” – che segnano l’approccio all’esperienza installativa della Yang, dove già embrionalmente erano presenti aspetti fondanti della sua arte, come l’unione tra forme geometriche e materiali di uso comune o le spazialità concettuali, contemporaneamente accessibili ed inaccessibili. Dalle prime sale alle ultime si può pertanto osservare, in un crescendo, la continua sperimentazione della Yang, che si muove da una fase minimalista a quella più vivace e complessa, caratterizzata da nuove forme, emozioni e storie frutto dell’incontro casuale con materiali o oggetti e dove anche l’impossibilità di accedere a conoscenze acquisite non crea un problema ma genera nuove aperture e prospettive. La mostra è promossa da Fondazione Furla e dalla Triennale di Milano.
Maggiori informazioni sul sito La Triennale di Milano e Fondazione Furla
Lascia un commento