Oltre alla Giornata della Memoria il 27 gennaio ricorda anche la morte di uno dei più grandi compositori della storia della musica: Giuseppe Verdi. Quest’anno ricorrono i 120 anni dalla sua scomparsa (27 gennaio 1901) e nel giorno della memoria vogliamo ricordarlo con la menzione ad un altro musicista, la cui storia tragicamente lega la musica del maestro ai fatti della Shoah.
Si tratta di Raphael Schächter, compositore e pianista rumeno deportato nel 1941 a Terezin, nel lager definito degli artisti, in quanto qui, nonostante le massacranti condizioni di vita, gli ebrei deportati riuscirono a stringersi in attività culturali attraverso le quali esprimevano ancora la loro voglia di vivere. Prima organizzati di nascosto, gli spettacoli vennero poi tollerati dai nazisti che finirono per sfruttarli a loro vantaggio, proponendo Terezin come “ghetto modello” da mostrare ai paesi stranieri.
Tra gli effetti personali del pianista giunto nel campo di concentramento c’erano diversi spartiti, tra questi il Requiem di Giuseppe Verdi. E proprio questo Requiem gli fu ordinato di suonare nel lager in due occasioni.
La prima volta nel 1943, con un coro di circa 150 cantanti e 4 solisti, tutti finiti deportati, il giorno dopo, nel campo di sterminio di Auschwitz.
La seconda volta fu nel 1944 dinanzi alla Croce Rossa, con un gruppo finale di cantanti e musicisti più volte riorganizzato prima dell’esibizione per le continue sostituzioni dei componenti trasportati nei campi di sterminio.
Quest’ultimo Requiem suonò come condanna ai nazisti per i mali commessi, da parte di quegli Ebrei che pochi giorni dopo avrebbero affrontato la morte. Tra questi anche Raphael Schächter che fu deportato ed ucciso all’ingresso a Auschwitz.
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