Scaviamo ancora nei tesori della mitologia classica che hanno ispirato nelle epoche, artisti di ogni genere. Ognuno secondo la propria arte, che sia essa pittura, scultura, cinema o musica ci ha consegnato storie affascinanti, simboliche e metaforiche che rispondono e testimoniano sia delle diverse interpretazioni personali del mito sia delle filosofie di un’epoca. Tra questi miti c’è quello di Ercole.
Secondo la tradizione classica, Ercole era figlio illegittimo di Giove, avuto durante uno dei tanti rapporti “extraconiugali” del dio, con una mortale, posseduta con l’inganno. A causa di ciò, Giunone, compagna di Giove, nutrì per l’eroe un odio immenso che scatenò dapprima l’abbandono del neonato dalla madre Alcmena, terrorizzata dalla vendetta della dea, poi la pazzia dell’eroe ed infine la tragica morte. Bellissimo e forte fin dalla nascita, Ercole riuscì, fin che poté, a resistere alle sventure: strozzò il serpente che Giunone gli mise nella culla, superò le famose dodici fatiche a cui si sottopose per redimersi dall’omicidio dei figli in preda alla pazzia, combatté i Giganti, si unì alle imprese degli Argonauti ed infine uccise il centauro Nesso che insidiava sua moglie Deianira. Fu proprio Deianira, poi, inconsapevolmente a destinarlo alla morte. Convinta, infatti, che la camicia intrisa del sangue di Nesso agisse da talismano d’amore, la fece indossare ad Ercole, che venne invece corroso e ucciso. In seguito alla tragica morte, Giove lo volle sull’Olimpo, donandogli l’immortalità.
Questo mito lo ritroviamo in letteratura, nelle arte decorative, nel cinema (anche disneyano) e attualmente è oggetto di una mostra titolata proprio “Ercole e il suo mito”, in corso a Torino fino al 10 Marzo 2019, all’interno della Reggia di Venaria. Circa 70 opere tra reperti archeologici, gioielli, dipinti che vanno dall’epoca classica al Novecento uniti anche alla visione cinematografica hollywoodiana del mito.
Tanti gli artisti che si sono cimentati con i significati del mito di Ercole. Vediamone qualcuno.
Annibale Carracci, ce ne dà più di una testimonianza, nella decorazione iconografica della volta del Camerino di Palazzo Farnese a Roma, con una tela centrale di “Ercole al bivio”, due affreschi laterali di “Ercole che regge il globo” ed “Ercole che si riposa” e varie altre scene della vita dell’eroe. L’interpretazione del mito qui è la vittoria della virtù sul vizio. Nel dipinto centrale un giovane indeciso Ercole è tra due donne, la seducente Felicità (Vizio) e l’austera Virtù. Gli occhi dell’eroe rivolti alla Virtù rivelano la sua scelta. Nel primo affresco invece la figura di Ercole centrale che regge il mondo, con accanto due astronomi è paragonabile al mito di Atlante; mentre il secondo affresco rappresenta il riposo dell’eroe dopo le fatiche, i cui simboli sono sparsi nel dipinto insieme ad una misteriosa testa di Sfinge, forse accenno alla città natia di Ercole, Tebe, in cui fu portata la creatura fantastica. (“Ercole al bivio” – 1595-96 – Napoli, Museo nazionale di Capodimonte); (“Ercole che regge il globo”; “Ercole che si riposa” – 1595-97 – Roma, Palazzo Farnese)
Il fiammingo Pieter Paul Rubens rappresenta un momento significativo della vita dell’eroe: l’umiliazione della schiavitù e della sottomissione a Onfale, regina di Lidia, che sedusse Ercole, ne ebbe figli e poi lo costrinse alla servitù e al ridicolo. In Rubens ciò è evidente nelle posizioni assunte dalle figure (Onfale in piedi in alto che sovrasta Ercole seduto) e nell’atteggiamento della donna che prende l’eroe da un orecchio sotto gli occhi dei figli. (“Ercole ed Onfale” – 1603 – Parigi, Museo del Louvre)
Il pittore barocco e precursore del Rococò, Gregorio de Ferrari, ha lasciato diverse tele che raccontano la vita dell’eroe ed immortalato soprattutto le sue celebri fatiche nelle fogge tipiche dell’arte di fine XVII secolo. Ben cinque tele dell’artista sono visitabili presso la mostra “Ercole e il suo mito”, già accennata.
Noto soprattutto come ritrattista, John Singer Sargent lascia invece un dipinto di Ercole con l’Idra, appartenente al ciclo murale decorativo del Museum of Fine Arts di Boston. L’allegoria dell’Ercole che combatte contro il mostro sottolinea – nell’autorevolezza classica che contraddistingue anche gli altri soggetti mitologici del ciclo – il ruolo del museo come guardiano delle belle arti. L’impostazione è scenografica; gli ori che accompagnano l’iconografia richiamano alla mente l’art nouveau.(“Ercole e Idra” – 1922-25 – Boston, Museum of Fine Arts ).
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