La mitologia classica è un vero e proprio pozzo d’ispirazione per gli artisti di ogni genere. L’arte, che sia essa cinema, pittura, scultura, musica rimane spesso affascinata dalle storie simboliche e metaforiche dei miti antichi tanto da restituirci molte rielaborazioni artistiche che ne tengono viva la memoria e che a modo proprio riescono a svilupparne un altro significato o un messaggio recondito. Uno di questi miti tanto amati e riproposti è il quello di Orfeo.
Chi era Orfeo? Secondo i tramandi classici era un poeta-cantore della Tracia, talmente bravo nell’arte di suonare la lira che con le sue note riusciva ad ammansire anche le più feroci delle bestie. Grazie al suo talento, fu di aiuto nella spedizione degli Argonauti e una volta tornato dall’impresa sposò la sua Euridice. Il giorno delle nozze, però, la donna per sfuggire alle violenze di un pastore da tempo invaghito di lei, corse via tra l’erba e venne morsa a morte da una vipera. Orfeo disperato si rivolse al dio dell’Ade, affinché potesse restituirgli la sua bella sposa. Avvinto anche il dio dalla melodiosa musica del poeta, gli concesse di riavere sua moglie a patto però che non si voltasse mai indietro a guardarla, mentre uscivano dal regno degli Inferi. Stava quindi per ricongiungersi alla sua amata, quando non sentendo i passi e assalito dal dubbio, Orfeo si voltò vedendo allontanarsi per sempre l’anima della sua sposa. A niente valsero i pianti e le preghiere notte e giorno rivolte ad Ade, che finirono per far infuriare le Baccanti, le quali uccisero il poeta, che così finalmente poté riunirsi alla sua amata.
Questo mito è stato celebrato in letteratura, cinema, musica, arte, finanche nel fumetto. Tanti gli artisti che ne hanno lasciato splendide interpretazioni. Proviamo a citarne qualcuno.
Il fiammingo Pieter Paul Rubens ci restituisce il mito in quell’istante tra la promessa fatta a Persefone e Ade, signori degli Inferi, e quel voltarsi indietro che ne romperà l’accordo. E’ il momento prima che svanisca per sempre il sogno d’amore di Orfeo, fotografato nei quattro protagonisti che dominano la scena con le loro forme morbide e baroccheggianti (“Orfeo ed Euridice” – 1636-’38 – Svizzera, collezione privata)
Antonio Canova, massimo esponente del Neoclassicismo, ci offre un bellissimo gruppo scultoreo formato da due blocchi: Orfeo seguito da Euridice. Il momento raffigurato è quello topico, quando il poeta si volta e capisce di perdere per sempre la sua amata. Il tratto è ancora tardo Barocco, il movimento è ciò che accompagna i sentimenti dei due personaggi: la disperazione di Orfeo che poggia la mano sulla testa e la rassegnazione di Euridice che col capo rivolto in alto è avvinta dal destino e dalle fiamme dell’Ade. (“Orfeo e Euridice” – 1773-’76 – Venezia, Museo Correr).
Gustave Moreau, precursore del Simbolismo, ha tratteggiato due momenti del racconto in due opere differenti. Da una parte abbiamo Orfeo che piange sulla tomba di Euridice, avvolto da atmosfere surreali dagli accenti tetri e i colori sfumati che accentuano la misura del dolore che pervade il protagonista (“Orfeo sulla tomba di Euridice” – 1890-‘91- Parigi, Musèe Gustave Moreau). Dall’altra la testa di Orfeo è adagiata sulla sua lira da una giovane Baccante, in un momento di delicata dolcezza che si contrappone alla furia omicida appena preceduta. Qui il clima è mistico, teatrale, nettamente differente dall’altra opera. (“Orfeo”- 1865 –Parigi, Musée d’Orsay)
Marc Chagall ripropone il mito nelle decorazioni per la cupola dell’Opera Garnier di Parigi, dove nel rappresentare la Ruota della Vita attraverso compositori e loro opera, soggetto e colore di riferimento, ci dà la sua visione surrealista ed onirica di un Orfeo totalmente intriso di blu intenso, la cui pennellata di colore ha il ruolo tranquillizzante dell’elaborazione del lutto (“Il mito di Orfeo” – 1977 – Parigi, Teatro dell’Opera)
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