A Napoli un pezzo di storia è andato via insieme al maltempo delle ultime settimane. Si tratta dell’arco borbonico risalente al ‘700 già messo a dura prova dalle mareggiate degli anni precedenti e mai seriamente messo in sicurezza. Semplicemente puntellato con tubi innocenti, si trovava in equilibrio precario su un masso da quando nel 2018 una forte mareggiata aveva fatto crollare il basamento di pietra su cui poggiava, finché è stato definitivamente compromesso con il crollo della scalinata e la balaustra. Un altro segno dell’incuria delle istituzioni nei confronti del nostro antico patrimonio storico ed artistico da tutti invidiato e da noi così poco valorizzato e tutelato!
L’arco borbonico settecentesco
L’arco borbonico situato in via Partenope era l’ultima testimonianza del porticciolo settecentesco che si può ammirare anche in tante vedute paesaggistiche di scuola partenopea. Era nato come approdo per i pescatori, in particolare dei “luciani”, gli abitanti di Borgo Santa Lucia, che si sono sempre definiti gente di mare ed erano stimati dai re borbonici in qualità di marinai di fiducia. Si racconta addirittura che re Ferdinando I amasse camuffarsi da pescatore per sfidare questi marinai in gare di vogata sulle caratteristiche barchette da pesca napoletane. Nell’ ‘800 poi l’arco è stato riconvertito in un terminale di scarico fognario.
Ipotesi di restauro con anastilosi
Ora è praticamente andato distrutto e solo adesso si pensa ad un vero restauro che pare sarà effettuato con la tecnica dell’anastilosi, per cercare di recuperare l’antica bellezza e prestigio. La tecnica consiste in una ricostruzione del monumento attraverso ricomposizione con i pezzi originali dell’antica struttura, a cui verranno aggiunti però pezzi ex novo nel caso non si riescano a rinvenire tutte le componenti precedenti.
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