I primi scatti tra i trulli in campagna, sulla Murgia pugliese. La macchina fotografica sempre a portata di mano. Fermarsi sulla Superstrada Bari-Brindisi per fissare l’immagine di un albero, durante una giornata di Maestrale, con il mare sullo sfondo. È la cornice che racconta in pochi tratti l’arte di Francesco Loliva. Fotografo, cardiologo, è riuscito ad incrociare le due facce della sua vita, quella passionale e quella professionale. «Una passione che nasce ai tempi del liceo, quando mi fu regalata una Lubitel 2, una di quelle macchine a pozzetto, per cui ho iniziato a far fotografie e fotomontaggi… Poi ho avuto in regalo una prima reflex, una Olimpus Om 10 che ho usato per diversi anni. In quei tempi si facevano diapositive. Infatti ne ho a migliaia, realizzate in giro per il mondo. Sono stato in molti paesi… Ho fatto tantissimi scatti. Un mio modo di raccontare, ma senza mai pensare di esporre». Fino al 2017, quando, grazie ai social e alle piattaforme digitali, Loliva decide di mettere in mostra i suoi scatti, spinto dal figlio informatico e da un’amica fotografa newyorkese …
Da qui è un’escalation di personali e collettive… Gli scatti che hanno innescato la curiosità di galleristi e critici sono quelli del mare d’inverno, in una località di Fasano – Savelletri – dove l’artista, insieme a sua moglie, trascorre i week-end, incantandosi di fronte all’argento dell’acqua gelata… Loliva ha anche un collaboratore, un grafico stampatore con certificato Fine Art, con cui stampa su carte particolari, come la Canson, e materiale cento per cento cotone. Il risultato è che le fotografie sembrano dei quadri dipinti ad olio.
Ad ispirarlo è un grande fotografo americano: Ansel Adams. «È stato il primo a portare il tema del paesaggio alla ribalta. Ho fatto mia una sua frase, che dice: “Delle volte arrivo in dei luoghi proprio quando Dio li ha resi pronti affinché qualcuno scatti una foto”. Insomma per me la fotografia è prendere una emozione irripetibile…. E se dovessi scegliere una foto delle mie, a rappresentare il mio mondo, indicherei “il pescatore di sogni” … Una foto onirica, che tra l’altro per un niente non è stata presa da Sgarbi nella sua collezione personale».
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 12
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