Andreas Gursky è un artista visivo tedesco e fotografo tra i più famosi dell’epoca contemporanea, che tra l’altro, detiene il record della foto più costosa della storia!
Noto per le architetture di grande formato e per foto di paesaggi dalla prospettiva rialzata, Gursky, figlio e nipote di fotografi, proviene dall’Accademia di belle arti di Düsseldorf. Interessato alla cultura consumistica e pop e a fenomeni di globalizzazione, il fotografo di Lipsia è visivamente attratto da ampi spazi anonimi, in cui emerge l’intervento dell’uomo, ma dove spesso manca un soggetto centrale. Le sue immagini oscillano da visioni nettamente minimaliste ad affollate e caotiche scene di società contemporanea. Dai primi anni caratterizzati dalla scelta di formati di medie dimensioni, l’artista passa a quelle misure quasi monumentali a cui siamo abituati, entrando nella realtà di hall di uffici, borse, grandi negozi di cui ne innalza e accresce le dimensioni. E’ la tecnica del digitale, incontrata negli anni Novanta, a definire questo suo stile, producendo fotografie in cui i tanti elementi di dettaglio sono ridefiniti e ridimensionati secondo un grande lavoro di post-produzione.
Come lui stesso ha spesso detto, i luoghi e le scene che immortala raccontano il quotidiano con l’obiettivo di creare una sorta di “enciclopedia della vita”, sempre ammantato di enigmaticità e costruito per indurre alla riflessione. Sebbene non sia mai apertamente politico, molte delle sue immagini famose sono interpretate come una critica al capitalismo moderno. Basti pensare a “Tokyo Stock Exchange” e il “Chicago, Board of Trade II” che vogliono ridarci il senso di caos del libero mercato.
“Salerno”, la foto della svolta
Ma l’opera per lui più importante – come egli stesso ha dichiarato – è quella che risale al 1990 e che ha come soggetto il porto di Salerno. Sembra che questa opera – “Salerno”– sia nata in maniera del tutto occasionale. Il fotografo era in giro con la sua famiglia tra Napoli e dintorni, quando si è imbattuto nella vista del porto di Salerno, immerso nella luce del tramonto. Benché sapesse che si stava accingendo a fotografare un momento che si discostava da tutto ciò che sapeva e gli era stato insegnato, si fece ispirare talmente dal quel paesaggio che in fretta prese la macchina fotografica e catturò quella complessità di macchine e merci, privo di qualsiasi riferimento umano, come fino a quel momento era abituato a ritrarre. Quel paesaggio dalla forte densità pittorica e dalla spiccata estetica industriale, gli aprì un mondo dal punto di vista della sperimentazione stilistica e tematica. Fu quello che segnò il punto di svolta!
Quell’opera da milioni di dollari…
L’opera invece che gli ha valso il primato della foto più costosa finora venduta è “Rhein II”. E’ una monumentale fotografia di tre metri di lunghezza ritraente il fiume Reno, in un paesaggio dall’artista particolarmente conosciuto, in quanto luogo vicino casa, dove era solito andare a correre. La cosa che lo impressiona, tanto da renderlo oggetto delle sue foto, è la particolarità dei riflessi che la luce produceva in un determinato momento del giorno, sulla superficie dell’acqua ed il moto di quest’ultima. Modificandone lo scenario di fondo, agendo di “pulitura” col digitale, Gursky ha messo in evidenza luce e moto, in una fissità quasi enigmatica dell’immagine che diventa metafora di sé stessa.
L’opera risale al 1999 ed è stata attualmente valutata 4.3 milioni di dollari.
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