Prince Art Gallery Casa D’Aste, Vicenza 18 Quotazioni
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Marianna De Rosa
Mimmo Sorrentino: L’arte di dare forma all’immaginazione
Il percorso artistico di Mimmo Sorrentino è lungo, complesso, ragionato attraverso il contatto con la materia. 52 anni, originario di Cava de’ Tirreni – città della provincia di Salerno che funge da avamposto alla Costiera Amalfitana – l’artista, per sua stessa ammissione, vede nascere il desiderio della creazione fin da piccolo.
Cresciuto in una famiglia dove il gesto manuale è necessità quotidiana, Sorrentino riceve i primi impulsi dal padre (muratore e poi imprenditore edile) e dal nonno agricoltore. Frequenta la scuola superiore per geometri a Cava, dove inizia a fabbricare oggetti di pura astrazione, sperimenta materiali, utilizzandoli senza finalizzarli ad una forma. Si iscrive poi a Scienze Naturali, a Napoli, e fonda un laboratorio di mircropropagazione, in cui insieme ad un’equipe di colleghi clona piante.
Ma sotto pelle, Sorrentino sente ancora potenti le pulsioni dell’arte. Nel 2002 arriva un’importante commissione nel campo della scultura. Lascia la cooperativa che aveva fondato e inizia la sua nuova vita. I primi lavori sono nell’ambito dell’arte sacra. Arrivano i primi successi e l’artista cavese amplia i suoi orizzonti, occupandosi di progetti che esulano il sacro. L’incontro con Armando Principe, mecenate, gallerista salernitano e presidente della Prince Group, arriva al momento giusto. In opere come “La libertà” e “Laborintus” partorisce figure in movimento plastico, pervase da un verismo e da una drammaticità di stampo quasi donatelliano, inconsapevolmente figlie di un realismo esasperato e post barocco.“A me piace far vedere la meccanica dei corpi… Non devono esserci i panneggi, a me interessa la carne…” e di tale prospettiva è un esempio “La vida, la sangre, la muerte” in cui il freddo “occhio di falco” fotografa l’istante di dolore di una donna partoriente. L’arte di Sorrentino si spinge ai limiti del metafisico con “Specchio” mentre con le sculture da parete si tuffa nel pieno astrattismo.
Con il gallerista Armando Principe e sua moglie Veronica Nicoli prende il via un percorso nazionale ed internazionale che lo porta a girare l’Italia, esponendo a Firenze, Milano, Roma, Palermo, Verona, fino ad arrivare alla Biennale di Venezia e a Parigi.
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n°01
Federico De Sanctis
Stefano Di Loreto
Marina Del Giudice
Antonella Di Renzo
Antonella Di Renzo
Prince Art Casa D’Aste, Salerno 11 Novembre 2019
Aldo Diana
Il meglio del rock mondiale al Firenze Rocks
Dal 14 al 17 Giugno 2018 si tiene la seconda edizione del Firenze Rocks, un festival di musica rock tra i più prestigiosi in tutta Europa che accoglie artisti di fama internazionale. Veri e propri big del rock si avvicenderanno sul palco dell’Arena del Visarno, proponendo un calendario di grande spettacolo, mentre tante iniziative ricreative riempiranno le giornate all’interno del Firenze Rocks Village, un’area di 6000 mq disponibile per momenti di svago e gioco, animazione, degustazione, ecc.
Come accennato, particolarmente generoso è il programma musicale, che se per l’edizione precedente contava nomi come Placebo, Aerosmith e Eddy Vedder, quest’anno si spinge oltre chiamando anche icone come Foo Fighters, Iron Maiden, Ozzy Osbourne, Guns N’ Roses.
Primi ad esibirsi sono i Foo Fighter, oggi, 14 Giugno. Il gruppo nato dalle ceneri dei Nirvana registra questa come unica tappa italiana del suo tour. La loro esibizione sarà accompagnata dalla musica anche dei The Kills, dei Wolf Alice e di Frank Carter & The Rattlesnakes.
Il 15 invece è la volta dei Guns N’Roses, in esclusiva italiana, dopo il sold out del concerto dell’anno scorso tenutosi ad Imola. Ad aprire la giornata i Volbeat e a seguire i Baroness e i The Pink Slips.
Sabato 16 invece si esibiranno gli Iron Maiden, reduci dal loro tour mondiale, insieme agli Helloween, gli Shinedown e Jonathan Davis, frontman dei Korn che si esibirà da solista.
Chiude il festival Ozzo Osbourne, anch’egli nella sua unica tappa italiana del grandioso tour mondiale che sarà l’addio ai palchi del cantante, dopo 50 anni di carriera. Altri nomi sul palco per quest’ultima giornata sono Avenged Sevenfold, Judas Priest, Tremonti. Un festival quindi che riunisce il meglio del rock contemporaneo. Un’occasione da non perdere per tutti gli appassionati del genere.
Il capolavoro segreto di Michelangelo: la Madonna di Bruges
Quando Michelangelo stava scolpendo il David, si accingeva a compiere un’opera complicata, per una committenza prestigiosa, già iniziata da altri scultori ma presto abbandonata. Cominciò a lavorare su un marmo di scarsa qualità, già sbozzato precedentemente da altri e ci mise tutta l’ostinazione e la tenacia che lo contraddistingueva. E in fondo ci aveva visto giusto! Il suo David è considerato oggi l’emblema del Rinascimento italiano, capolavoro di fama mondiale ed ideale assoluto di proporzioni e bellezza maschile nell’arte. Naturalmente già a suo tempo le aspettative erano alte: i committenti erano i consoli dell’Arte della Lana, un’importante corporazione di lavoratori dell’epoca, e gli Operai del Duomo di Firenze, un’istituzione nata per provvedere alla costruzione della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Pertanto pare che Michelangelo abbia impegnato tutto il suo tempo nella realizzazione di quell’opera. Eppure intorno a quegli anni – tra il 1501 e il 1504 – si colloca anche un’altra opera di Michelangelo, unica commissione estera che l’artista accettò. E’ la Madonna con Bambino, più conosciuta come Madonna di Bruges. Sembra che nonostante il grande impegno per il David, Michelangelo avesse avuto una commissione piuttosto interessante da parte dei fiamminghi Mouscron, dei ricchi mercanti di tessuti che avevano rapporti con Firenze. A quell’epoca Bruges era un importante centro commerciale. I Medici avevano addirittura aperto una filiale del loro banco in città e i Mouscron avevano rapporti con diversi fiorentini, tra cui Jacopo Galli, banchiere e amante dell’arte. Molto probabilmente, nota la grande maestria di Michelangelo, fu lui a suggerire a questi di rivolgersi all’artista per la statua che doveva adornare la loro cappella di famiglia e per la quale offrirono un lauto compenso. Forse fu proprio il fattore economico a fare da leva su Michelangelo affinché accettasse l’incarico, che fu, pertanto, condotto in gran segreto per non dare adito a voci sulla sua possibile trascuratezza di un’opera così importante come il David. Come si evince dalle storie dei biografi come Vasari, ci sono molte incongruenze sui dettagli di quest’opera, il che fa pensare che nemmeno loro l’abbiano vista. Vasari addirittura parla di tondo e non di statua, altri di bronzo e non di marmo.
Quella diversa iconografia che tradisce un presagio
Un alone di mistero tinge quest’opera che risulta essere iconograficamente davvero suggestiva. Ha una pienezza di sentimenti segnati nel marmo da essere davvero una perla che solo un grande artista come Michelangelo poteva lasciarci. Diversamente dalle altre madonne che conosciamo, eseguite dall’artista, questa differisce nella posa e negli sguardi. La madonna guarda avanti con uno sguardo quasi perso nel vuoto. Gesù non è stretto in braccio o in grembo, è in piedi con i piedini sporti in avanti quasi a voler camminare da solo e lo sguardo rivolto a terra. La madonna in mano ha la Bibbia e questo particolare forse è ciò che può chiarirci la cupezza del suo volto: già sa quale sia il destino che attende il figlio, non può cambiarlo e la sua consapevole mestizia è dipinta tutta in quello sguardo. Ma c’è ancora un altro dettaglio che rapisce, è quel legame tra madre e figlio raccordato nelle due mani che si tengono strette l’una all’altra e nella posa dell’altra mano del bambino che affonda nei panneggi, quasi a volersi stringere nelle vesti della madre. La “carnalità” poi del marmo mista a tanta espressività davvero sconvolge alla vista!
Dalle Fiandre alle… Fiandre!
Se oggi possiamo tranquillamente osservare la Madonna con Bambino nella navata laterale della chiesa di Nostra Signora a Bruges, le vicende storiche legate a questo capolavoro sono state di gran lunga travagliate. Appena partita in gran segreto dal porto di Livorno, ai tempi di Michelangelo, fu portata nelle Fiandre e collocata nella cappella della famiglia Mouscron come da committenza. Durante il periodo napoleonico fu presa dai Francesi e portata a Parigi dove rimase fino al 1815, quando fu restituita al Belgio. Di nuovo, durante la seconda guerra mondiale fu vittima delle razzie dei nazisti durante la loro ritirata. Da quel momento se ne persero le tracce fino a quando non fu ritrovata in una miniera austriaca dall’associazione Monuments Fine Arts and Archives, archeologi, critici, restauratori di diverse nazioni che operarono per il ritrovamento delle opere d’arte trafugate dai tedeschi. In quella miniera, insieme alla Madonna di Bruges, furono rinvenute ben 6500 opere ed oggetti preziosi, portate via da tutta Europa.