Katarína Drienovská
Prince Art Casa D’Aste, Salerno 01 Luglio 2019
Rivista di Arte Musica e Spettacolo
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Sono ancora aperte, fino al 30 Giugno, le iscrizioni per il Premio Sotheby’s 2018, un premio annuale organizzato dalla famosa casa d’aste internazionale e rivolto ad istituzioni, curatori e direttori di musei di tutto il mondo.
Scopo del Premio è quello di incoraggiare i musei ad andare oltre, a superare i vecchi orizzonti, a sperimentare ed innovarsi, premiando coloro i quali si distinguono per proposte di mostre che valorizzino artisti o epoche inesplorati o sottovalutati. In un mercato come quello attuale costellato da pochi nomi dalle quotazioni elevate e tanti storicizzati ma trascurati nel loro valore, incentivare la produttività dei musei resta un importante strumento per rimovimentare la situazione. Con i 250.000 dollari messi in palio, i musei vincitori possono usufruire di quell’adeguato finanziamento che spesso manca per poter aver il coraggio di innovare.
Se la prima edizione ha visto una grande partecipazione da nazioni di tutto il mondo, specie dall’Europa, questa seconda vuole puntare a coinvolgere maggiormente paesi emergenti di Asia, Africa e Sudamerica.
Il premio è articolato in cinque sezioni con spiegazione della mostra, resoconto dello stato di pianificazione, richiesta di finanziamento, budget espositivo e lettera di presentazione redatta dal direttore che ospita la mostra. Sarà assegnato nel mese di Settembre ed il vincitore sarà selezionato da una giuria presieduta da Allan Schwartzman (presidente della divisione Fine Art di Sotheby’s) e composta da Sir Nicholas Serota (presidente, Arts Council England), Connie Butler (Chief Curator presso l’Hammer Museum di Los Angeles), Okwui Enwezor (direttore del museo Haus der Kunst di Monaco) e Donna de Salvo (Senior Curator presso il Whitney Museum of American Art di New York).
Le iscrizioni sono da compilarsi su sito ufficiale del Premio
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A Torino nasce un nuovo progetto culturale che vede protagonisti personaggi che con la loro creatività e le loro peculiarità hanno fatto la storia diventando per il grande pubblico delle vere e proprie icone. Il format si chiama appunto Iconica e attingendo dal campo della moda, della letteratura, della musica, del cinema ecc. racconta storie di grandi maestri che, tra successi e cadute, sono stati capaci di creare nuova bellezza, ridefinendo stili, culture ed epoche.
Grande protagonista di questa prima edizione è lo stilista francese Yves Saint Laurent. A 10 anni dalla sua scomparsa Iconica omaggia lo stilista che è stato vero esempio di commistione tra arte, cultura e società del suo tempo, facendo della moda strumento di cambiamento e trasformazione sociale. E’ a lui infatti che si deve un po’ la sdoganizzazione della figura della donna nella moda, con la creazione di abiti eleganti che attingono dal guardaroba maschile e che sono diventati dei classici dell’haute couture nel mondo. Rivoluzionario per il suo tempo, ha introdotto il concetto di prêt a porter che rompeva la tradizione della sartoria artigianale; si è fatto affascinare da luoghi esotici e dall’arte dei grandi maestri, immessi nella creazione o rivisitazione di capi diversi; ha ricondotto la femminilità su abiti prettamente maschili. E’ il caso della sahariana in versione chic, della giacca alla marinara – sua creazione – degli abiti omaggio a Mondrian o Picasso, del trench, del topless habillé (ossia le camicette velate), del tailleur e dello smoking da donna.
L’edizione di Iconica a lui dedicata s’intitola Yves Saint Laurent – L’amour fou dal titolo del film documentario realizzato dal regista e fotografo Pierre Thoretton che traccia il profilo dell’uomo-artista attraverso le tante passioni che hanno influenzato il suo essere stilista: l’amore per il Marocco, per la pittura, per la letteratura, per la scultura…
E’ una settimana imperniata sulla figura dello stilista, indagata attraverso incontri, workshop, sfilate, eventi che si svolgeranno in luoghi diversi della città. La rassegna dura fino al 16 Giugno 2018. Stasera 12 Giugno, alle 21.00, la proiezione del film “L’amour fou”.
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Raffaello, Michelangelo e – viene subito da dire – Leonardo! Le tre grandi figure che hanno caratterizzato il cinquecento fiorentino ed italiano vanno un po’ a braccetto nell’immaginario collettivo. E forse questo è quello che ha pensato anche il museo degli Uffizi che ha deciso di dedicare degli spazi appositi per i tre artisti, gli uni di fronte agli altri. Il 4 giugno infatti ha inaugurato una sala espositiva dove sono state riposte quelle che si possono definire quasi le icone dell’arte di Raffaello e Michelangelo, mentre per il 9 luglio è prevista un’altrettanta sala per Leonardo, disposta proprio di fronte a questa. L’idea nasce dall’esigenza di dare una collocazione più organica e di lustro a questi tre artisti che hanno segnato un’epoca e la storia e alle loro opere più pregevoli, prima disseminate in vari sale degli uffizi secondo un diverso criterio di catalogazione o esigenze differenti.
La sala in questione – la 41 – è al secondo piano. Soprannominata “Sala delle Star” è totalmente rinnovata in colori e disposizioni. Qui le maggiori opere di Raffaello e Michelangelo si ritrovano accanto, disposte in modo da recuperare un dialogo storico-artistico tra questi due ingegni e Firenze, che lavorativamente li ha ospitati entrambi negli anni introno al 1504 – 1508. Il fermento artistico di quel tempo in cui Sanzio e Buonarroti erano protagonisti, si rinnova per esempio nella visione simbolica del famoso Tondo Doni di Michelangelo che primeggia nella sala stagliato su pareti di un elegante grigio chiaro, accanto ai ritratti dei coniugi Doni (committenti dell’opera) realizzati da Raffaello in quello stesso periodo – da una parte – e ad una testa marmorea di Alessandro Magno morente che pare sia servita all’artista come modello per la Madonna ritratta nel Tondo – dall’altra. Anche alcune opere di Fra Bartolomeo, amico stretto di Raffaello e colui che lo ho influenzato in quel periodo, trovano qui posto e continuità con l’artista ed il progetto.
La creazione di questa sala è frutto di spostamenti e scambi con Palazzo Pitti che dona delle opere e ne guadagna altre, o meglio riguadagna, visto che molte sono restituzioni di prestiti fatti intorno agli anni 50 del ‘900. Il nuovo flusso di scambi però stavolta permette a Palazzo Pitti di arricchire la sua Galleria Palatina, ridefinendo in particolar modo la destinazione della Sala di Saturno che, già caratterizzata da un consistente nucleo raffaellesco, si rimpingua ancora delle opere del Sanzio, diventando quasi una sorta di mostra permanente dei dipinti del grande artista.
Le opere della nuova sala degli Uffizi sono inoltre posizionate in nicchie ricavate nelle pareti o riposte in teche vetrate, scelta non sempre gradita dal pubblico che sui social si è scatenato ironizzando soprattutto sulla collocazione del Tondo Doni: quasi centrifugato in lavatrice o a mo’ bersaglio da tiro, ecc. In realtà la scelta sembra non sia dovuta solo a fattori estetici ma anche ad aspetti tecnici. Difatti le teche permettono di vedere l’opera da vicino senza incorrere in danneggiamenti; all’interno di esse è stabilita una condizione climatica che dà un ideale stato di conservazione e poi le strutture sono dotate di dispositivi antisismici, accorgimenti già utilizzati per Botticelli, Leonardo e Caravaggio.
Resta da dire che ad ironia ha risposto ironia: il direttore Eike D. Schmidt ha difatti rilanciato sui social, sfidando la creatività degli utenti con altre possibili rivisitazioni. Inutile dire che se ne sono viste delle belle!
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Un approccio “irriverente” alla musica, frutto di tre diversi vissuti musicali. Sonorità intriganti, permeate da numerose influenze, dal rock al jazz, dal funk all’ambient, passando per elettronica ed hip-hop. Il punto di forza, però, sta nel silenzio, nella capacità di proiettare, verso orizzonti onirici inesplorati, chi ascolta, senza bisogno delle parole. Si presentano così i Panties Soldiers – letteralmente i “soldati della mutanda” – un trio di musica strumentale composto da Vincenzo “Kenji” Tramontano (synth e tastiere), Giuseppe “O’ Latt” Desiderio (basso) e Giuseppe “Flippettone Fluzzotti” Limpido (batteria), che lo scorso 23 marzo, ai Magazzini Fermi di Aversa, ha presentato la sua opera prima, autoprodotta: “Behind Tomato Lines”.
Un titolo che è un richiamo diretto alla terra d’origine – tutti e tre i componenti della band sono di Pagani, nel cuore dell’Agro nocerino sarnese – e, nello stesso tempo, una dichiarazione di intenti a favore del filone compositivo rappresentato dalle colonne sonore. Il disco, composto da sette tracce più due bonus track, ha preso forma in quattro giorni; il materiale è stato quasi interamente registrato dal vivo. Il risultato è una sequenza vorticosa di suoni strumentali scandita da organi distorti, ipnotici giri di basso, fuzz deflagranti come sirene spiegate (“416 bis”, “La solitudine di Pausa Laurini”, “78910”) alternati a momenti di profonda introspezione (“Camorra”, “Oriente”, la splendida bonus track “Alone”, l’unico brano in cui è presente la voce di Tramontano, seppur filtrata attraverso il vocoder).
Formatisi nel settembre del 2015, i Panties Soldiers debuttano vincendo il Pummarock Contest 2015, ad appena due settimane dalla loro fondazione. Nell’aprile del 2017 si aggiudicano la tappa campana del contest Wanted Primo Maggio, che li porta ad esibirsi sul palco dell’Hiroshima Mon Amour, storico locale di Torino. Nell’estate dello stesso anno si esibiscono a Salerno con i rapper Morfuco e Tonico Settanta, in occasione del Bits Festival, davanti a oltre 3mila persone.
Consacratisi sul territorio salernitano e campano come una delle band indipendenti più interessanti, i Panties Soldiers puntano quindi ad affermarsi oltre i confini regionali per spiccare il definitivo salto di qualità.
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n°01
“Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti. Uno in Calle dell’Amor degli Amici, un secondo vicino al Ponte delle Meraviglie, il terzo in Calle dei Marrani, nei pressi di San Geremia, in Ghetto Vecchio. Quando i veneziani sono stanchi delle autorità costituite vanno in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie”.
Benvenuti nella Venezia di Corto Maltese, quella magica e avventurosa, figlia della matita di Hugo Pratt…
Il fumettista italiano di fama internazionale, ci fornisce, attraverso le avventure del suo noto personaggio, lo spunto per un itinerario veneziano non ordinario, fatto di storia, arte tradizione ma anche misteri e leggende, porte magiche e simboli alchemici, atmosfere da scoprire e sensazioni da assaporare.
Partiamo da palazzo Van Axel, posto all’incrocio fra il Rio de la Panada ed il Rio de Ca’ Widmann, dai tratti seducenti in stile tardo gotico. La splendida corte con il pozzo in rosso di Verona, la scala esterna in pietra d’Istria adorna di testine antropomorfe, i terrazzi in seminato alla veneziana, fanno rivivere l’emozione di sentirsi all’interno di una tela.
Immergiamoci nel rosso pompeiano e, dopo aver superato la chiesa di San Giovanni Crisostomo, ci infiliamo in Calle Morosini fino a giungere alla Corte Morosina, che riecheggia di leggenda, una leggenda che parla di un Cavaliere Templare e l’amore per una nobile della famiglia Morosini, di una reliquia rubata e di un’accecante pazzia.
Spostiamoci ora a Calle Castelli per ammirare l’unico edificio della città realizzato interamente in marmo, Santa Maria dei Miracoli, uno dei primissimi edifici in stile rinascimentale.
Un meritato relax, poi, tra le tante piccole osterie disseminate lungo il percorso, dove gustare i piatti tipici dei veneziani (bigoli con le sarde, saor, baccala, luganega) o sorseggiare uno spritz, l’aperitivo veneziano famoso in tutto il mondo, e giungiamo a Corte Sconta detta Arcana: così la battezza Pratt in Favola di Venezia, ma in realtà quella situata vicino alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo si chiama Corte Botera. Questa corte deve il proprio nome ad una bottega di botteri, cioè fabbricanti di botti.
Articolo completo + articolo curiosità sullo spritz sulla rivista IconArt Magazine n°01