Giovanni Sabbatino
Prince Art Gallery Casa D’Aste, Salerno 19 Marzo 2019
Rivista di Arte Musica e Spettacolo
Pezzi di sacchi scuciti e rattoppati, spatole, croste cromatiche sovrapposte, sculture pittoriche, grumi di terra e materiale metallico lavorati col fuoco, carteggi e affastellamenti di documenti ingialliti dal tempo. Tutto per Giancarlo Ciccozzi è colore… Nato a L’Aquila nel 1973, il suo percorso parte dal figurativo, poi si accosta ai maestri come Burri, il conterraneo Marcello Mariani, del quale viene individuato discepolo e successore…
Figlio di un estimatore dell’antiquariato e dell’arte in generale – tanto da acquistare serigrafie di Guttuso e Schifano – il giovanissimo Ciccozzi inizia a dipingere di nascosto, a sperimentarsi, poco prima di un grave incidente, a 18 anni, che lo priva per sempre della sensibilità al braccio sinistro. Ma il danno si rivela propulsore di una sensibilità altra, di un affaccio potente ed eclettico sullo sterminato panorama dell’azione poetica…
All’inizio si dedica anche alla scultura. Tra i suoi primi esperimenti, un busto di Giuseppe Mazzini. “Ma il mio primo approccio l’ho avuto proprio con la tela. Ora so che la materia è caos e cambia come anche io cambio sempre. Quando realizzavo i figurativi non sentivo la sfida, quella strana vibrazione che ti trapassa. È così che mi sono accostato all’uso delle terre, i pigmenti dell’Armenia o di altri Paesi, che poi trito per farne nuovi colori… Sento forte questo rapporto interiore con la materia, con il suo utilizzo…”…
Interessanti anche i suoi progetti con le muffe… Diverse le esposizioni che lo hanno visto protagonista: la personale al National Museum di Tirana, Albania, nel 2018, per poi spostarsi presso la National Art Gallery di Valona. Vincitore di vari premi, Ciccozzi attualmente è impegnato per la personale “Memorie di un terremoto-Arte, immagini e parole del terremoto dell’Aquila 2009”, organizzata in occasione del decennale della tragica scossa sismica: si svolge dal 5 al 17 aprile, nella Navata vetrata e Giardino d’inverno.
Qui la materia di Ciccozzi si mette in dialogo con la memoria, per esorcizzare la tragedia.
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 06
L’editoriale
Dietro ogni artista una storia da raccontare pag 2
di Alfonsina Caputano
L’Artista
José de Almada-Negreiros, un combattente della cultura pag 6
di Barbara Cangiano
Arte&Mercati
L’arte, un ottimo affare alla portata di tutti pag 11
di Armando Principe
A Scuola d’Arte
Evocazioni pag 13
di Domenico Sorrentino
A Colloquio con l’Arte
Aldo Turchiaro, tutto il tempo per l’arte pag 14
di Rosario Sprovieri
Atelier d’Artista
Ciccozzi trasforma la pittura in costruzione pag 16
di Davide Speranza
Mostra in Italia: focus su Milano
“A Visual Protest. The Art of Banksy: Milano capitale della street art pag 23
di Alberto Gentile
L’evento:
Madrid
Gli artisti di ArtetrA approdano a Madrid pag 28
Lisbona
A Lisbona l’arte segue le rotte dei grandi navigatori pag 29
di Veronica Nicoli
L’itinerario
Lisbona: città di luce e acqua pag 32
Il pastel de nata: il re della pasticceria a Lisbona pag 35
Mostra in Italia
Aztechi, Maya, Inca: alla scoperta dei popoli dell’antica America pag 37
Ciccozzi e L’Aquila che rinasce pag 40
Curiosità
L’arte e la mistica dell’uovo: da augurio pasquale a metafora della vita
pag 42
di Isabella Fortunato
Arte in mostra: Monaco
A Monaco un museo ricostruisce la storia dell’arte moderna e contemporanea pag 44
di Pierluigi Feliciano
Arte nel Mondo:
Abu Dhabi
Il Louvre Abu Dhabi apre le porte all’arte di Veermer e Rembrandt pag 50
New York
Fontana, la rivoluzione dello spazio dell’arte nel Novecento pag 52
di Barbara Cangiano
Da vedere nel mondo pag 58
Aste pag 68
Arte in viaggio
Arte contemporanea, il volto moderno della città millenaria pag 76
Cultura
La “Divina Commedia”, una lunga sequenza d’arte pag 80
di Alfonsina Caputano
Arte in libreria pag 85
Spettacolo
Musical, che passione! pag 87
Musica
Alborosie, sette concerti per un compleanno pag 92
di Alberto Gentile
Come risaputo, questo è l’anno dedicato al grande genio rinascimentale, Leonardo da Vinci, di cui si celebrano i 500 anni dalla sua morte, con tante iniziative in tutto il mondo. In questo contesto, all’interno del programma Milano e Leonardo 500, inizia oggi a Milano, presso la Fondazione Stelline, la grande mostra internazionale “L’Ultima Cena dopo Leonardo” che vede 6 artisti di fama mondiale reinterpretare uno dei più grandi capolavori leonardeschi.
La mostra è un omaggio alla contemporaneità di Leonardo a partire proprio dall’iconicità e sacralità – potremmo dire universale – del Cenacolo. Contemporaneità espressa nel pensiero e nel lavoro dell’artista, considerato in tutti i tempi geniale e poliedrico, che permette ancora oggi di trovare spunti e riferimenti per sviluppare nuovi linguaggi espressivi e coniugare la lezione del classico con l’innovazione creativo-artistica dei nostri tempi.
Gli artisti chiamati a dialogare con la grande opera di Leonardo sono: Anish Kapoor, Robert Longo, Masbedo, Nicola Samorì, Wang Guangyi, Yue Minjun. Insieme permettono anche un confronto fra culture diverse, tra Occidente e Oriente. Ognuno di questi artisti ha portato una propria personale interpretazione secondo stili, logiche e diverse dinamiche relazionali intrecciate con l’eclettica figura del genio fiorentino.
Anish Kapoor è difatti l’artista che più è vicino all’indagine leonardesca della forma tra scienza e arte; l’americano Robert Longo è invece improntato ad una rilettura dei capolavori del passato in chiave contemporanea; anche Nicola Samorì parte dai classici del passato per dar loro nuovi significati alla luce del concetto di “morte biologica della pittura”; il duo artistico Masbedo punta l’attenzione sulla figura di Pinin Brambilla Barcilon, la restauratrice che ha salvato L’Ultima Cena con un lavoro ininterrotto di restauro durato 22 anni; il lavoro di Yue Minjun si appunta sullo stato di vaghezza cognitiva generata dall’impenetrabilità dell’immagine sacra; Wang Guangyi in ultimo ha unito iconografia leonardesca, paesaggio e tecnica pittorica della tradizione cinese (Wu Lou Hen) in un grande polittico realizzato in Cina ed esposto per la prima volta in Occidente.
La mostra è visitabile fino al 30 giugno 2019. Maggiori informazioni sul sito di Fondazione Stelline
La città di Ravenna dedica ad Oliviero Toscani un’esposizione dei suoi più significativi lavori che ripercorrono tutta la grande carriera del famoso fotografo, per la prima volta in mostra in un museo italiano.
La rassegna intitolata “Oliviero Toscani. Più di 50 anni di magnifici fallimenti” è infatti al MAR Museo d’Arte ed è visitabile dal 14 aprile al 30 giugno 2019.
Difficile associare la parola “fallimento” ad un fotografo come Toscani che ha fatto dialogare, attraverso la potenza delle immagini, mondi diversi e ha scosso l’opinione pubblica con scatti che hanno messo in luce vari temi contemporanei di valenza sociale. Eppure è lo stesso Toscani a parlare di fallimenti, come una sorta di esorcizzazione del “finito” dell’ “arrivato”.
Per il noto fotografo milanese mettersi sempre in discussione fa parte del proprio modo di lavorare, di una continua crescita e di un miglioramento costante. Fallire significa per lui superare sempre se stesso, non fermarsi mai, dare sempre nuovi spazi alla propria creatività. È una prospettiva. In mostra sono esposte oltre 100 foto in cui ha esplorato il tema del razzismo, dell’AIDS, dell’anoressia, della pena di morte, della guerra. Famosi sono il Bacio tra prete e suora (1991), Tre Cuori White/Black/Yellow (1996), No-Anorexia (2007).
Inoltre non mancano soggetti del mondo dello spettacolo e della moda, che ha contribuito ad influenzare e modificare. Si ritrovano quindi i volti di Mick Jagger, Federico Fellini, Donna Jordan, Monica Bellucci e tanti altri personaggi che hanno calcato la scena dagli anni ’70 in poi. Altra sezione della mostra di notevole interesse è quella dedicata alla serie Razza Umana, per la quale Toscani ha allestito set fotografici in città di tutto il mondo per ricreare una mappa morfologica delle razze umane, in una sorta di studio socio-politico, culturale ed antropologico utile ad indagare e comprendere le differenze tra gli uomini.
Maggiori informazioni sul sito di MAR
Dal 1 aprile al 5 maggio 2019 il Foyer del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna espone una riproduzione in legno della carrozza di testa della metropolitana di New York disegnata da Emiliano Ponzi, uno dei maggiori illustratori italiani conosciuto a livello internazionale.
La mostra è legata alla commissione fatta direttamente dal MoMa di New York a Ponzi: un volume scritto ed illustrato inerente la storia della mappa della Metropolitana di New York, disegnata nel 1972 da Massimo Vignelli, designer di fama mondiale. L’idea nasce per divulgare l’eccezionalità di un’opera che si presenta come “iconica” e “pionieristica” e per far passare il messaggio che il graphic design possa essere considerato come una disciplina progettuale funzionale, in grado di risolvere problemi.
Il volume intitolato “La grande mappa della Metropolitana di New York” (MoMA – FATATRAC Edizioni, 2018), è stato redatto in seguito a continue frequentazioni di Ponzi agli archivi del New York Transit Museum a Brooklyn, che hanno portato ad uno scritto ricco di aneddoti e raffigurazioni di treni e stazioni metropolitane newyorkesi, uno dei più grandi e complessi sistemi di trasporto pubblico nel mondo.
Ponzi è riuscito così a ricostruire il contesto culturale e le idee di Vignelli che fu in grado di realizzare un’imponente opera che coniugava l’approccio modernista europea al design americano. Vignelli ed il suo staff infatti, dopo circa due anni di studi e ricerche, riuscirono a progettare una soluzione minimalista che potesse tradurre il labirintico sistema della rete metropolitana e di tutte le sue informazioni, in una mappa facile da consultare sia per newyorkesi che per i turisti. Una mappa così funzionale ed avanguardistica che ancora oggi, dopo 47 anni, resta un punto di riferimento importante e una lezione precisa di chiarezza e purezza formale.
Con la mostra al MAMbo si vuole ulteriormente omaggiare la lezione di Vignelli che diventa esperienza dal vivo. All’interno di un percorso circolare, oltre alla riproduzione in legno, sono esposte anche le sedici tavole presenti nel volume.
L’inaugurazione sarà il 31 marzo 2019 alla presenza dell’illustratore. La mostra – in collaborazione con MoMa e Fatatrac – entra all’interno del programma di eventi che il Dipartimento educativo MAMbo organizza nei giorni della fiera dedicata all’editoria per l’infanzia “Bologna Children’s Book Fair 2019”.
Maggiori informazioni su MAMbo Bologna.
[nella foto: Emiliano Ponzi – tavola della carrozza, metro di New York (Ufficio Stampa Bologna Musei)]
Da ieri, 27 marzo 2019, alla Biblioteca Ambrosiana di Milano è tornato ad essere esposto il Cartone della Scuola di Atene di Raffaello, dopo quattro anni di assenza dovuti ad un’importante opera di restauro.
Quattro anni che hanno visto l’impegno di un Comitato Scientifico composto dal Collegio dei Dottori della Biblioteca Ambrosiana e da esperti dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, dei Musei Vaticani, della Soprintendenza di Milano e del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, nonché il contributo di diversi docenti di università italiane.
L’attesa è stata salutata con un vero e proprio evento espositivo chiamato “Il Raffaello dell’Ambrosiana. In Principio il Cartone” , composto da un allestimento creato per l’occasione, dove il capolavoro viene accompagnato da un percorso didattico ed informativo riguardante gli interventi del recente restauro.
Il Cartone, realizzato da Raffaello, è un disegno preparatorio, a grandezza naturale, che compone la Scuola di Atene, opera d’affresco commissionatagli dal Papa Giulio II nel 1508 per decorare le stanze del Vaticano, nello specifico, la Stanza della Segnatura.
Il disegno è il più grande attualmente conosciuto e tutto di mano del grande artista. Rappresenta la Filosofia che, accanto alla Teologia, la Giurisprudenza e la Poesia, completa il grandioso apparato decorativo della stanza, disposto sulle quattro pareti.
L’opera restaurata è inoltre esposta all’interno di una teca speciale, frutto di un lavoro sottile di ingegneristica e produzione, che l’ha dotata di un sistema di stabilizzazione dell’umidità, un circuito che incide sulla qualità dell’aria e un datalogger per monitorare le condizioni microambientali.
Anche “Arte Madrid – Premio Velàzquez”, evento del Gran Tour nelle capitali europee organizzato da ArtetrA con la collaborazione di Prince Group, è stata una grande vetrina d’arte, dove si è potuto ammirare ed esportare la bellezza ed il talento dei tanti artisti seguiti e tutelati in un percorso atto a valorizzare e promuovere le singole espressività artistiche.
Artisti che si sono confrontati in una piazza importante come Madrid, ricca di fascino e d’interesse verso i tanti richiami d’arte. E tanti sono stati i visitatori presso la Galerìa Gaudì, dove si è svolto l’evento e dove si è potuto assistere ad una varietà di forme d’arte e di creatività, dalla pittura alla scultura, alle installazioni ecc. Gusti ed interessi del pubblico si sono divisi, portando a far emergere – attraverso uno sguardo in più, uno coinvolgimento maggiormente palesato o un’attrazione dichiarata – l’uno o l’altro artista, l’una o l’altra opera.
Catturati dagli occhi attenti degli organizzatori, alcuni artisti sono così emersi e stati selezionati per offrire loro un’ulteriore occasione di promuovere la loro arte, continuando a credere profondamente – sia Armando Principe della Prince Group che Veronica Nicoli di ArtetrA – nell’immenso valore di coloro che hanno mostrato la propria arte affidandola nelle loro mani.
A questi artisti è stata quindi data l’opportunità di arricchire il proprio percorso con ulteriori agevolazioni su battuta d’asta, strumento per eccellenza dell’ufficialità dell’artista nel mercato dell’arte, pubblicazione sulla rivista IconArt Magazine che distribuita in fiere ed eventi e veicolata attraverso una rete di circa 25.000 collezionisti è sicuramente fautrice di un aumento in visibilità e recensione dell’opera esposta e tanto ammirata a Madrid.
Coloro che si sono distinti quindi per favore di pubblico e qualità espressive sono: Marco Appicciafuoco con l’opera in penna nera “Rock”; Raffaella Bellani con l’acrilico dagli sfondi urbani “Present-Future in the Past”; Giuliana Bellini con la scultura “Meduse”; Sergio Buonocore con l’opera figurativa “Disinganno egizio”; Rosanna Cordaz col il paesaggistico “Profumo di Lavanda”; Cristina Corvino con l’opera “Lussuria”; Claudia Dazzini con il suggestivo “Ti proteggerò”; Bianca Delapierre con la stampa fine art “Onething”; Carmen Di Renna con la sanguigna “Crisalide”; Esy Astral Art con “Enneakids”; Gorfi con l’acrilico “Mediterranean light on the creeks”; Morena Lanari con l’olio su tela “Languore (Abbandono)”; Fabiana Macaluso con l’opera “Villaggio Masai (scene di vita quotidiana)”; Emanuele Marchesini – Emar con il polimaterico “Senza titolo”; Wioletta Agnieszka Meler con il profondo “Chiudo gli occhi per sentire meglio il battito del tuo cuore”; Gilda Pantuliano con l’intricata “Le orme sull’acqua – Il filo dei miei pensieri”; Annapaola Rescigno con “Puerto di Navacerrada”; Giusy Tafarella con il tenerissimo “Il lungo viaggio della vita”; MDinc con “Solitude”; Giovanni Sechi “Enoch Entronauta” con l’originalissimo “La stanza del tempo, fase III”.