“A colloquio con l’Arte” con Rosario Sprovieri, Curatore e Segretario del Mibact di Roma, è stavolta il poliedrico artista Domingo Notaro.
[…] Della vita di Notaro narrano le sue opere mirabili, testimoni di un percorso di vita prima ancora che artistico. «Non saprei dire perché pittore – confessa – Una delle cose che mi assillavano di più, quando avevo circa cinque anni, era quella di disegnare: mi affascinava la luce e cercavo di disegnare nell’aria. Di notte prendevo dei tizzoni, m’inoltravo verso il buio e provavo a disegnare l’aria. Naturalmente, man mano che lo facevo, il segno spariva e allora io lo memorizzavo. Erano segni casuali perché a quell’età non c’era alcuna intenzionalità». Di quel periodo, Notaro ricorda pezzi di vita vissuta che lo hanno segnato: il padre partito per la guerra quando lui aveva solo tre mesi e tornato, dopo la prigionia, quando aveva cinque anni e mezzo, ma anche il trasferimento in Argentina.[…]A Buenos Aires si trovava lavoro anche in una sola giornata, in modo particolare chi aveva una specializzazione. In quegli anni al governo c’erano Peron ed Evita, era un momento di grandi contraddizioni, ma anche di grande fermento. Incominciai ad andare a scuola, poi papà decise di iscrivermi in collegio, dai Salesiani, anche se io non volevo. Qui c’era chi si occupava di restauro o di scolpire Madonne in gesso, che poi bisognava rifinire e dipingere. A me sembrava tutto straordinario e non avrei mai creduto che potesse diventare un mestiere.[…] A 16 anni – racconta Domingo Notaro – affrontai mio padre per inseguire il mio sogno: volevo studiare solo l’arte […] Papà non capì e mi bloccò dicendomi chiaramente che a casa sua era lui a comandare. Attesi la notte, con il cuore in gola mi affrettai a prendere qualche cosa personale, qualche libro al quale ero legato, chiusi la porta e andai via. La mattina dopo, seguendo i cartelli con le richieste di lavoro, entrai in un’azienda […] . Lavorare mi consentiva di per continuare i miei studi […]
La prima mostra a Buenos Aires, alla scuola di Belle Arti, poi il ritorno in Italia. «Esposi le mie opere per prima volta alla Casa del Popolo di Firenze, poi a Roma nel 1964. Qui il primo visitatore fu Alberto Moravia». Furono i primi passi di un percorso artistico di pittore, scultore, poeta che ha portato Domingo Notaro dall’Italia, all’Argentina, dal Messico alla Spagna, dal Belgio al Giappone e alla Turchia, dove le sue opere sono state accolte nei luoghi più prestigiosi per l’arte.[…]
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 12
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