Rosario Sprovieri, Curatore e Segretario del Mibact di Roma, per il consueto spazio “A colloquio con l’Arte”, intervista Salvatore Provino, artista contemporaneo che trova il suo stile … lungo un percorso di maturazione che parte dalla sua Sicilia per approdare a Roma. Conterraneo di Guttuso, proprio nel maestro originario come lui di Bagheria ha trovato il suo primo mentore.
A Roma eri arrivato da studente?
«No, venni a Roma perché dovevo fare “il pittore”! …Mi trasferii a Roma e per pagarmi le spese facevo il calzolaio. Da Bagheria mi fecero una lettera di presentazione a Renato Guttuso. All’incontro col maestro portai alcune mie opere e quando gli dissi che lavoravo presso un calzaturificio, mi consigliò di non distrarmi dalla pittura… Rimasi con Renato Guttuso solo tre o quattro mesi, nel frattempo aprì “La Nuova Pesa” e lo stesso Guttuso mi segnalò a Marchini e a Trombadori che mi assunsero alle dipendenze della galleria… La prima grande soddisfazione fu quando ebbi la concessione dello spazio espositivo de “La Nuova Pesa” tutto per le mie opere».
La tua vita è caratterizzata da grandi incontri…
«Devo dire grazie a tutti quelli che ho incontrato, ma l’incontro più fecondo con l’uomo che mi ha cambiato la vita è stato quello con il professor Lucio Lombardo Radice… Sfogliando un libro di “Scienza e Tecnica”, la mia attenzione era stata colpita da una sfera e ne avevo tratto il più bel disegno che mi era capitato di fare. La didascalia dell’illustrazione diceva: disegno esplicativo delle Geometrie non Euclidee… Mi fu consigliato di consultare qualche pubblicazione scientifica e in libreria trovai “Nuovi principi della Geometria non Euclidea” di Nikolaj Ivanovič Lobačevskij con prefazione di Lucio Lombardo Radice. La mia mente s’illuminò: Lombardo Radice lo avevo conosciuto allo studio di Guttuso… mi spiegò questa filosofia che cambiò profondamente il mio modo di vedere le cose…».
Dove ti ha portato la pittura?
«In tutto il mondo, in particolare in Cina…».
Gli anni di oggi?
«… artista è fare, sperimentare, consolidare tecniche e mestiere. Oggi, invece, basta usare l’intelligenza e qualunque cosa, che sia un concetto o un’idea diventa “arte”. Ora non saprei più dire se l’arte è un oggetto o una idea, questo è l’equivoco… Per me l’arte è sempre il maneggiare gli strumenti. Amo la bidimensionalità, penso che la pittura sia la magia del creato: creare volumi, illusioni, una serie di cose uniche, intime e faticose, che nessuno potrebbe fare se non attraverso la pittura».
Articolo ed intervista completa sulla rivista IconArt Magazine n° 11
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