Scultore ma anche pittore, architetto e poeta. Michelangelo Buonarroti è stato insieme a Leonardo e Raffaello uno dei pilastri dell’arte rinascimentale capaci di rivoluzionare il mondo dell’arte ed estendere la propria fama nei secoli e per sempre. Oggi, anniversario della sua morte avvenuta il 18 febbraio 1564, ricordiamo la sua grandezza raccontandolo in 5 punti…
- Michelangelo Buonarroti è di Caprera, provincia di Arezzo. Suo padre lo voleva indirizzato agli studi umanistici ma, mostrata la sua passione per il disegno, presto abbandona l’idea mettendo Michelangelo a bottega dal famoso Ghirlandaio.
- Dopo un anno, il giovane lascia la bottega per studiare nel circolo artistico del giardino di San Marco sostenuto da Lorenzo il Magnifico. Passa poi a casa Medici, frequentando il circolo dei neoplatonici. Il culto della bellezza classica è subito visibile nel “Cupido dormiente”, opera venduta come antica al cardinale Riario, nipote del papa, il quale scoperta la truffa ma affascinato dall’artefice, porta l’artista a Roma. Qui Michelangelo scolpisce la “Pietà vaticana” per il cardinale francese Lagranlos, sua prima importante commissione.
- È poi di nuovo a Firenze dove realizza il celebre “David” per Piazza della Signoria, il cartone della “Battaglia di Cascina” per Palazzo Vecchio in sfida con Leonardo intento nella“Battaglia di Anghiari” per la parete opposta, il “Tondo Doni” su commissione di Agnolo Doni, le Tombe Medicee della Sacrestia Nuova ed altro, mentre per Roma si accinge a realizzare l’imponente Tomba per Giulio II continuamente ridotta nel progetto e mai finita.
- Dopo il Sacco di Roma e la cacciata dei Medici lavora per la Repubblica fiorentina come progettista ed ingegnere per la difesa, ma al ritorno dei Medici deve lasciare la città, trasferendosi infine a Roma. Qui, realizza il testamento del suo talento pittorico, il “Giudizio Universale” per la Cappella Sistina e mostra doti anche di architetto dirigendo i lavori per San Pietro, ormai settantenne.
- Colpito da silicosi e sempre più ossessionato dalla ricerca della perfezione, muore lasciando molte opere incompiute, tra cui la “Pietà Rondanini“ che pare abbia lavorato fino agli ultimi giorni di vita.
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