Pezzi di sacchi scuciti e rattoppati, spatole, croste cromatiche sovrapposte, sculture pittoriche, grumi di terra e materiale metallico lavorati col fuoco, carteggi e affastellamenti di documenti ingialliti dal tempo. Tutto per Giancarlo Ciccozzi è colore… Nato a L’Aquila nel 1973, il suo percorso parte dal figurativo, poi si accosta ai maestri come Burri, il conterraneo Marcello Mariani, del quale viene individuato discepolo e successore…
Figlio di un estimatore dell’antiquariato e dell’arte in generale – tanto da acquistare serigrafie di Guttuso e Schifano – il giovanissimo Ciccozzi inizia a dipingere di nascosto, a sperimentarsi, poco prima di un grave incidente, a 18 anni, che lo priva per sempre della sensibilità al braccio sinistro. Ma il danno si rivela propulsore di una sensibilità altra, di un affaccio potente ed eclettico sullo sterminato panorama dell’azione poetica…
All’inizio si dedica anche alla scultura. Tra i suoi primi esperimenti, un busto di Giuseppe Mazzini. “Ma il mio primo approccio l’ho avuto proprio con la tela. Ora so che la materia è caos e cambia come anche io cambio sempre. Quando realizzavo i figurativi non sentivo la sfida, quella strana vibrazione che ti trapassa. È così che mi sono accostato all’uso delle terre, i pigmenti dell’Armenia o di altri Paesi, che poi trito per farne nuovi colori… Sento forte questo rapporto interiore con la materia, con il suo utilizzo…”…
Interessanti anche i suoi progetti con le muffe… Diverse le esposizioni che lo hanno visto protagonista: la personale al National Museum di Tirana, Albania, nel 2018, per poi spostarsi presso la National Art Gallery di Valona. Vincitore di vari premi, Ciccozzi attualmente è impegnato per la personale “Memorie di un terremoto-Arte, immagini e parole del terremoto dell’Aquila 2009”, organizzata in occasione del decennale della tragica scossa sismica: si svolge dal 5 al 17 aprile, nella Navata vetrata e Giardino d’inverno.
Qui la materia di Ciccozzi si mette in dialogo con la memoria, per esorcizzare la tragedia.
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 06