L’arte provocatoria di Banksy continua a stupire e a rendere il misterioso artista, di cui si ignora l’identità, sempre più popolare. E’ di venerdì scorso l’ultima performance dell’artista, particolarmente chiacchierata per la sua eccezionalità.
A Londra, durante l’asta serale di arte contemporanea di Sotheby’s, si era giunti all’ultima opera da battere: La bambina con palloncino di Banksy, opera icona dell’artista, originariamente murales londinese del 2002. Appena battuto il martelletto che dichiarava l’opera venduta per oltre un milione di euro, è suonata all’improvviso una sirena e la tela è scivolata da sotto la cornice, tritata per metà come fosse all’interno di un trita-documenti. La scena ripresa col cellulare è comparsa sull’Instagram dell’artista, accompagnata dalla citazione picassiana “The urge to destroy is also a creative urge” (la voglia di distruggere è anche un impulso creativo). Ancora un atto di contestazione nei confronti della mercificazione dell’arte che è invece per lo street artist impegno sociale e politico. A seguito della rivendicazione della distruzione della sua opera, Banksy ha pubblicato anche un video che spiega il meccanismo dell’autodistruzione. In questo filmato si vede un Banksy incappucciato che installa un congegno occulto simile ad un tritacarte, all’interno della cornice del quadro, che si sarebbe attivato nel momento in cui sarebbe finito all’asta… Così spiegavano le didascalie che accompagnavano il video. E così è stato!
Secondo alcuni estimatori ed esperti, comunque, l’estremo atto di contestazione potrebbe sortire l’effetto di rendere ancora più alta la stima dell’opera, in quanto la tela in sé è divenuta ulteriormente anche soggetto di una delle più grandi provocazioni finora fatte nei confronti del mercato dell’arte.