“I CAN’T BREATHE” – E’ il nuovo grido che si eleva dall’oltreoceano. Un grido di rabbia ed indignazione che rivendica un unico diritto, quello della Giustizia per George Floyd , l’afroamericano di 46 anni ucciso lo scorso 25 Maggio a Minneapolis (USA), per mano di un poliziotto bianco.
L’ennesimo episodio di violenza che riaccende gli animi sull’antica piaga americana del razzismo.
Da New York a Berlino : le proteste senza confini
Diverse, le iniziative di protesta ,che vedono lo schierarsi di centinaia di personaggi pubblici, dalle Star di Hollywood agli Artisti contemporanei, da New York a Philadelphia da Barcellona a Iblib in Siria .
Gli artisti si rivolgono ai social media per condividere tributi a Floyd, utilizzando Pennelli, Acrilici , Spray e Parole, come l’opera d’arte del figurativo Holmes che ha utilizzato degli striscioni per trasmettere, in volo, le ultime dello stesso George, apparse nei cieli di Detroit, Miami, Dallas, Los Angeles e New York.
George Floyd : “Please, I can’t breathe.” “I have a stomach ache.” “My neck hurts.” “Everything hurts.” “They will kill me.”
“Per favore, non riesco a respirare.” “Mi fa male lo stomaco.” “Mi fa male il collo.” “Tutto fa male.” “Mi uccideranno.”
Le proteste sulla brutalità della polizia hanno ispirato l’arte di strada da Barcellona, a Berlino e persino nella città devastata dalla guerra di Binnish, in Siria, dove gli artisti Aziz Asmar e Anis Hamdoun hanno dipinto il volto di Floyd con le parole ” NO AL RAZZISMO “su un pilone di cemento solitario.
Il contributo arriva anche dal genio della street art napoletana Jorit Agoch , l’opera pubblicata direttamente dallo stesso artista nelle ultime ore, raffigura su di un muro (ancora non identificato) il volto di George Floyd , accanto ad altri protagonisti afroamericani , divenuti icone della lotta al razzismo, come Malcolm X e Martin Luther King.
I Social rispondono
Nella home di Instagram scorrono centinaia di immagini dallo sfondo nero accompagnate dall’hashtag #blackouttuesday . Un movimento originariamente promulgato dal settore musicale e artistico, che consisteva in un appello a non pubblicare nuovi contenuti in modo da concentrare l’attenzione sulle rivendicazioni delle proteste in corso in tante città statunitensi.
L’iniziativa, diventata virale, ha riscontrato e ancora riscontra partecipazione da parte di tutto il Mondo, alimentando così la sete di giustizia.