Dal 1969 un’attività silenziosa ed attenta opera in Italia portando la nostra penisola ad essere un’eccellenza invidiata in tutto il mondo. Si tratta delle operazioni del Comando Tutela Patrimonio Culturale che lavora da mezzo secolo alla ricerca di preziosità perse o trafugate dall’inestimabile valore storico, artistico, culturale oltre che economico.
Per festeggiare i 50 anni della sua esistenza il generale dei carabinieri Roberto Riccardi ha dedicato all’Arma il volume “Detective dell’arte”, che raccoglie i racconti di furti eccezionali risolti grazie al lavoro specialistico della squadra che è riuscita a restituire centinaia di migliaia di beni strappati a piccole chiese di paese, necropoli, musei, istituti privati e pubblici, abitazioni.
Come afferma lo stesso Riccardi, l’Italia fu la prima nazione a dotarsi di una struttura del genere, estremamente all’avanguardia, tanto da avere una banca dati con più di un milione e 300mila files di opere non solo italiane ma anche straniere, vittime di furto o disperse in seguito a guerre, calamità naturali, saccheggi, devastazioni.
Questi specialisti lavorano accanto a studiosi, ricercatori e archivisti muovendosi in una rete costituita da delinquenti, collezionisti, galleristi e direttori di musei.
Dal 2015 il Comando è partner dell’Unesco nella iniziativa mondiale dei Caschi Blu della Cultura. Questa iniziativa – voluta proprio dall’Italia, in particolare dal MiBac – vede un team di 30 carabinieri e 30 funzionari del Ministero impegnati nell’assistenza e nella consulenza nelle operazioni di catalogazione e tutela diretta dei beni culturali di quei paesi coinvolti e danneggiati da conflitti e disastri naturali.
Il libro oltre a raccontare casi eclatanti è anche una sorta di viaggio particolare nella storia dell’arte, che narra le vicende delle opere d’arte italiane da quando, dopo la campagna d’ Italia, Napoleone portò in Francia circa un centinaio di capolavori, in virtù delle clausole del Trattato di Tolentino che lo Stato Pontificio fu costretto a firmare. Dopo questa circostanza non venne più concesso il “diritto di saccheggio” al vincitore. Di quelle opere, già al tempo di Canova, si conta – tra le ritornate in Italia – il celebre gruppo del Laocoonte grazie all’attività dello stesso sculture, nominato dal Papa ambasciatore per il recupero delle opere d’arte. Tra gli aneddoti non mancano nemmeno storie di falsi come, clamoroso, quello delle Teste di Modigliani ritrovate nel 1984 e risultate alla fine opera di uno scherzo di ragazzi livornesi che rovinò però qualche reputazione!