Per la rubrica “A colloquio con l’arte” davanti a Rosario Sprovieri, Curatore e Segretario del Mibact di Roma si racconta così Alessandro Piccinini
[…]Ho visto, tra le sue foto, tantissimi personaggi della cultura italiana. Ci racconta qualcosa di queste frequentazioni?
Dopo l’Istituto d’Arte a L’Aquila mi sono trasferito a Roma. Mi sono iscritto all’Accademia delle Belle Arti frequentando la Facoltà di Scenografia. È lì che ho incontrato tanti artisti come Carlo Riccardi, Sandro Trotti, Sante Monachesi: frequentazioni che per me sono state un arricchimento umano oltre che culturale e artistica. Successivamente, ho conosciuto e frequentato anche un folto gruppo di artisti partenopei fra i quali il maestro Salvatore Emblema.
Perché la pittura è una componente essenziale della sua vita?
La pittura è una parte di me stesso, ha influito tanto sul mio carattere e sulle mie ricerche, che sono andate ad affinarsi con termini e trattati filosofici. Da tempo ho iniziato a studiare le archeologie cosmiche, le pietre del passato; quindi l’archetipo per farlo ridiventare un prototipo. Ed è da questo prototipo che è nata una idea che si è trasformata sino a quando, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio anni Ottanta del secolo scorso, ha preso forma nel “Presenteismo”, la corrente pittorica a cui ho dato vita, condivisa con tanti altri amici. Quello è sicuramente un periodo importante della mia pittura, della mia carriera e della mia vita.
Oggi cosa continua ad affidare alle sue opere? Cosa vorrebbe che un osservatore attento cogliesse?
[…] i miei quadri si chiamano: “archeologia cosmica”; […] Guardo il circostante, ma non riproduco quello che vedo. Cerco di entrare nell’intimità della materia, di quel fenomeno, di quell’universo, quindi vado ad esplorare l’inconscio, l’io della coscienza, per poi proporne ogni scoperta nelle atmosfere dei miei quadri. I miei paesaggi della mente sono ricolmi di scene che potrebbero configurarsi in un fenomeno surrealista oppure in un astrattismo simbolico […]Quanta importanza hanno avuto letteratura e poesia per le sue opere?
I poeti sono stati dei maestri. Ho amato e conosciuto Giorgio Caproni, allievo di Giuseppe Ungaretti, Maria Cumani Quasimodo (la seconda moglie di Salvatore) e Rolando Meconi. Le narrazioni poetiche, la sinteticità incredibile dei versi, hanno dato un impulso ulteriore a tutta la mia ricerca. Ma devo aggiungere che, oltre ai poeti, devo tanto anche ai filosofi, agli archeologi, agli studiosi di enigmi […]
Articolo e intervista completa sulla rivista IconArt Magazine n° 19