Un percorso espositivo straordinario, che si sviluppa in ottanta opere uniche tra quadri, disegni, sculture, collage e arazzi, per raccontare l’evoluzione dello stile di un genio che ha rivoluzionato il mondo dell’arte del XX secolo… Con il titolo “Joan Mirò. Il linguaggio dei segni” va in scena al Pan – Palazzo delle Arti Napoli (via dei Mille, 60), fino al 23 febbraio 2020, il mondo fantastico, onirico febbrilmente creativo di Joan Mirò.
… la mostra offre al pubblico la possibilità di ripercorrere tutte le tappe della prolifica produzione artistica del maestro catalano, nato a Barcellona nel 1893, evidenziandone mutamenti ed elementi di continuità dal 1924 – anno della svolta nella sua ricerca sulla formazione dei segni – al 1981. Le opere esposte, originariamente possedute da Pierre Matisse, figlio del più noto pittore Henri, appartengono ora alla preziosa collezione di proprietà dello Stato portoghese, che anni fa ne bloccò la vendita da parte del Banco Português de Negociós, il quale le aveva acquisite a sua volta da Matisse. La custodia è stata poi affidata alla Fondazione Serralves di Porto…
Per guidare il pubblico nell’intenso e affascinante percorso dell’arte del maestro catalano, esplorandone i momenti fondamentali con l’obiettivo di offrire delle valide chiavi di lettura e interpretazione, sono state individuate nove sezioni: “Il linguaggio dei segni”, “La figura nella rappresentazione”, “La figura nello sfondo”, “Collage e l’oggetto”, “I dipinti selvaggi”, “L’’elasticità del segno“, “Calligrafia e astrazione gestuale“, “La materialità del segno”, “Le tele bruciate e la morte del segno”…
Durante il percorso ci si perde in un universo cromatico fatto di uccelli volteggianti, corpi astrali, figure gesticolanti e creature fantastiche che sembrano muoversi senza sforzo sulla superficie della tela (“La fête des oiseaux et des constellations”, volendo citare un titolo) ma, allo stesso tempo, capita di riflettere sull’essenzialità artistica dei segni osservando le opere in cui il linguaggio viene spogliato fino ai suoi componenti primari, dove il segno e il gesto grafico hanno la precedenza sul significato, diventando così sostituti di qualcosa che non è più fisicamente presente. Non mancano, poi, esempi di contaminazione artistica di cui Mirò, grande innovatore, era alla continua ricerca…
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 10