Negli ultimi anni, complice l’accresciuta viralità delle opere sui social specie ad opera dell’artista Michael Grab, sta prendendo sempre più piede una forma artistica basata su una pratica antica quanto l’uomo.
Mai sentito parlare, infatti, di Rock Balancing? Questa forma di espressione artistica appartiene alla Land art, essendo anche essa segno effimero di un intervento diretto sulla natura. Come tradisce il significato delle parole che ne compongono il nome, il Rock Balancing consiste nella creazione di sculture transitorie realizzate con sassi posti in equilibrio l’uno sull’altro. E’ un’arte ed una tecnica nello stesso tempo, in quanto la creazione nasce dalla ricerca di quel punto di contatto che metta in equilibrio gli elementi accostati, frutto di pazienza, meditazione, conoscenza delle leggi fisiche, sfida agli agenti atmosferici (come il vento) e dalla sensibilità e soggettività dell’esperienza che rende quindi le opere molto personali e pertanto facilmente riconducibili all’uno o all’altro artista. Quello che può sembrare quasi un gioco si trasforma in sculture affascinanti dove semplici elementi della natura ,come i sassi, assumono forme che sfidano la gravità e comunicano concetti importanti quanto elementari.
Ma non esiste un solo stile o una sola tecnica che disciplina l’estro alla ricerca dell’equilibrio. Le opere di Rock Balancing si differenziano per i metodi impiegati: le pietre possono essere impilate una sull’altra, posizionate in linea secondo uno stesso centro di gravità, poste a fare da contrappeso, disposte ad arco, ammucchiate a sfera, ecc. Ogni metodo produce un risultato diverso e non tutti hanno le stesso grado di difficoltà, alcuni appartengono a stadi avanzati della tecnica. Le opere in quanto effimere possono durare pochi secondi al massimo qualche giorno, dopo di che ne resta l’unicità catturata dagli scatti dell’artista.
Tra gli artisti balancer più noti ritroviamo Andy Goldsworthy che con le sue spettacolari installazioni di Land art ha ispirato un’intera generazione, Michael Grab – prima citato – che è stato l’artefice della diffusa conoscenza ai tempi nostri di questo tipo di espressione artistica, sfruttando la potenzialità dei social, lo scandinavo Pontus Jansson, l’artista e fotografo canadese John Félice Ceprano, Bill Dan, Nadine Fourrè.