Il noto Curatore e Segretario del Mibact di Roma, Rosario Sprovieri, è a colloquio con l’arte di Ennio Calabria, artista che da poco ha concluso l’avventura di un’antologica, dal valore indiscutibile, presso la Fondazione Roma Arte Musei, nella splendida cornice di Palazzo Cipolla.
Come è iniziato il percorso artistico di Ennio Calabria?
Ho cominciato molto presto, quando avevo otto anni e mezzo. Avevo una grande paura dei fantasmi… e, allora proprio in quel periodo chiesi al direttore del giardino zoologico di Roma, di poter frequentare ogni giorno il parco dello zoo, lì dipingevo gli animali. L’animale più bello era la tigre…. Usavo superfici di un cartone grigio e, dipingevo questa testa della tigre; ma la dipingevo come un primitivo… Poi appendevo questa immagine della tigre alla parete della mia stanza. La tigre mi proteggeva dai fantasmi, in sostanza rifacevo quel rituale ancestrale che generò la pittura, il disegnare un animale temuto – come i primitivi – rispondeva al bisogno dell’uomo nell’esorcizzare la sue paure.
A volte riesce difficile leggere il senso e i significati della tua l’arte, comunque è sempre intrigante perché, suggestiona, fa riflettere e scuote l’osservatore. E’ una cosa voluta?
Non è preordinato, ma accade. In sostanza l’arte è il mistero che si aggiunge alla realtà. Questo mistero tu lo percepisci ma non puoi verbalizzarlo.
Arte e artisti, mercato.
Il mercato romano? Ci sono – fatte salve le dovute eccezioni – solo rivenditori, non più veri mercanti…
Gli artisti viventi subiscono una specie di “censura” che esclude arte e narrazioni. Istituzioni sorde, disinteresse e indolenza violenta.
Per questo nel mio piccolo cerco di fare tutto…. In questi anni, è necessario: ”fare”! Poi il futuro di certo sceglie del passato ciò che gli ha consentito di essere futuro, ma ciò che consentirà al futuro di essere futuro è la capacità di discontinuità creativa dell’uomo, che la domanda. La domanda è il mistero dell’uomo ed è sempre causa prima dei parti nuovi dell’umanità. La domanda misteriosa come le ragioni del nostro chiederci.
Articolo con intervista completa sulla rivista IconArt Magazine n° 5