“Se è della scultura essere immobile allora Alexander Calder non è uno scultore”. […] L’idea su cui ragiona Sartre, infatti, coglie nel segno la cifra stilistica del genio reso famoso dalla sua innovativa arte cinetica. A lui, fino al 15 gennaio, il Moma di New York dedica una grande mostra che riunisce pezzi della collezione dello stesso museo con nuovi arrivi provenienti dalla Calder Foundation. Cosa rende unici i suoi lavori, tali da caratterizzarli come iconici e simbolo di parte della storia dell’arte del XX secolo? […] Con lui tutto cambia, a partire dall’uso di materiali poveri e strampalati, dal ferro a quelli di scarto, in un gioco di innovazione e provocazione con l’occhio di chi guarda, teso quasi a costruire un meccanismo di ingannevoli rimandi. […] Moma è stato set di uno scambio produttivo sin da quando la sua produzione è stata esposta per la prima volta qui nel 1930, pochi mesi dopo l’apertura del museo. Quell’anno segnò l’inizio di una lunga e fruttuosa relazione: quella tra l’artista americano e il tempio sacro dell’arte fondato e diretto da Alfred H. Barr Junior. Ed è attorno a tale relazione che verte la mostra “Alexander Calder: Modern from the Star”, la quale raccoglie settanta opere accompagnate da film, fotografie storiche e materiali d’archivio.
L’incipit del lavoro filologico va ricercato nelle due esposizioni storiche del 1936, “Cubism and Abstract Art” e “Fantastic Art, Dada, Surrealism”, che includevano entrambe suoi lavori originali. […] lo scultore donerà ben 19 opere al museo newyorchese.
Questa mostra, guarda infatti al lavoro di Calder attraverso la lente di ingrandimento di una interconnessione molto stretta tra l’idea creativa e lo spazio che la ospita e che ne custodisce la memoria e l’intuizione. Durante gli anni formativi del Moma, Calder, nel suo ruolo non ufficiale di “artista della casa”, è stato più volte chiamato a produrre diverse opere su commissione, tra cui Lobster Trap e Fish Tail, un mobile multicolore appeso nella stessa tromba delle scale per cui è stato realizzato nel 1939. Da allora le sue creature leggere e multiformi sono state l’anima delle gallerie del Museo e dello Sculpture Garden. In vetrina compaiono autentici capolavori che difficilmente sono stati esposti fuori dai confini della Grande Mela, tra cui il grande Man-Eater with Pennants, accolto in Giardino per la prima volta dopo il restauro. […] le prime figure in filo e legno, le opere su carta, i gioielli, le monumentali sculture astratte, tengono alta l’attenzione del pubblico grazie a una sintesi formale e cromatica in costante movimento, quasi una coreografia leggera, con passi di danza non scritti, che fendono l’aria e la disegnano. Tra i lavori più interessanti in mostra a New York, A Universe (1934), un cosmo in miniatura nonché uno dei suoi primi Mobile meccanizzati, sculture dalla serie Constellations degli anni ‘40 e gioielli creati dall’artista per gli amici e la famiglia […]
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 21