Per l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, è stata inaugurata a Roma una novità nel campo dell’arte e della fruizione artistica che si spera possa fare da ulteriore modello esperienziale nell’ambito della promozione alla conoscenza dell’arte.
Dal 14 dicembre infatti dinanzi alla Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma è presente un plastico in resina delle dimensioni reali del Mosè di Michelangelo, conservato proprio nella basilica e facente parte dell’apparato funerario che lo scultore innalzò per papa Giulio II.
Il Mosè rappresenta forse uno dei maggiori capolavori che ci ha lasciato Michelangelo Buonarroti. Solennità e maestosità caratterizzano l’opera che sembrava tanto perfetta anche agli occhi del Vasari che nel descrivere la barba che incornicia il volto del Mosè michelangiolesco per poi scivolare sul corpo, la paragona ad una “opera di pennello più che di scalpello”. Tale perfezione viene oggi messa a disposizione di tutti, facendo rientrare l’opera in un percorso visivo-tattile, per il quale le precise riproduzioni della scultura originaria ne permettono un’esperienza totale, potendo non solo ammirare il Mosè ma anche toccarlo. Ci sono volute più di 1.500 fotografie, 30 gigabyte di dati e un budget di ca. 25.000 euro, di cui 10.000 finanziati dal MiBAC, e l’impegno di studiosi dell’Università La Sapienza di Roma e del Museo Statale Tattile Omero di Ancona, per consegnare un tale gioiello d’arte al pubblico.
È l’inaugurazione di un nuovo modo di accedere al patrimonio artistico nazionale, riscoprendo la valenza conoscitiva del tatto unita a quella dell’osservazione, per una sempre più completa e cosciente esperienza culturale. Non solo! Tale tipo di esperienza permette anche a non vedenti o ipovedenti di poter fruire l’arte superando le oggettive limitazioni.
Su questo primo esperimento si vuole testare la rispondenza del pubblico e possibilmente pensare a replicarne il modello, potendo creare questa esperienza conoscitiva totalizzante anche per altre opere d’arte.