Musica chiama vitalità e, anche nell’era digitale, i concerti live vincono su tutto!
C’è voglia di vita, di esperienze reali, il virtuale comincia a stancare: questo sembra emergere dallo studio condotto da Live Nation, la più famosa azienda dell’intrattenimento live che ha misurato trend e comportamenti di una gran fetta di consumatori di eventi live a livello mondiale. Gli studi sono stati condotti su oltre 22.500 persone di 11 paesi differenti e di età compresa fra i 13 e i 65 anni. Si sono divisi tra quesiti e test biometrico che hanno rilevato aspetti davvero interessanti.
Primo fra tutti la sensazione di vitalità che si respira ai concerti, il potere aggregante e la forte identità che accomuna le genti più della nazione o della razza o della religione. Si è riscontrato che 2/3 della gente compresa tra i 13 e i 49 anni va ad almeno un concerto durante l’anno e a più di un evento live.
Attraverso l’esperimento biometrico si è verificato che la musica live influisce anche sul buonumore, in quanto il movimento che si scatena accompagnando l’ascolto stimola l’ossitocina che, a livello neurologico, è responsabile della facilitazione dei legami relazionali. E’ stato rilevato che circa il 70 % delle persone esaminate giunge ad un livello di buonumore che è 5 volte superiore a quello provato prima del live.
Anche le emozioni che suscita sono molto forti tanto da superare la musica ascoltata in streaming (-28 %), i video-games (-31%) e addirittura il sesso (- 10%); inoltre stimolano un’apertura mentale e di idee che potrebbe essere a tutto vantaggio di brand e pubblicità durante i concerti.
Altro aspetto da non sottovalutare è l’identità e la risonanza mediatica di chi va a concerti o ad eventi live. Spesso sono persone che hanno in loro la capacità di influenzare i coetanei, hanno parecchi followers sui social e possono essere considerati dei micro-influencer.