Un documentario andato in onda il 19 e 20 marzo 2019 in Italia, sul canale Nove e già, nei primi di marzo, anche su una televisione statunitense ed una britannica, ha generato un clamore mediatico che ha sconvolto e diviso l’opinione pubblica sulla figura del Re del Pop, Michael Jackson.
Il documentario in questione è “Leaving Neverland”, gravitante attorno alle accuse di molestie sessuali che Jackson avrebbe perpetrato nei confronti di due bambini, ormai adulti, che tra gli anni ’80 e ’90 frequentavano il ranch Neverland della popstar.
Interpretato dai più come fastidioso, disturbante, imbarazzante, il filmato sembra tratteggiare una figura di Michael Jackson ben lontana da quella forma di idolatria e di mito che ha accompagnato il genio innovatore della musica pop in vita e dopo la morte.
Le diverse polemiche scaturite hanno visto frapporsi i fan di Jackson che si sono mossi contro le accuse di un documentario basato su testimonianze comunque non verificate e coloro che, credendo alle “confessioni” di James Safechuck e Wade Robson (questo il nome delle presunte vittime), stanno ponendo le basi per una battaglia che ridimensioni il personaggio di Michael Jackson nell’immaginario collettivo.
Le conseguenze di questa situazione si sono viste nei comportamenti dei media, anch’essi divisi. Sembra infatti che alcune radio americane abbiano deciso di eliminare le canzoni di Michael Jackson dalle loro programmazioni on air; la serie animata dei Simpson ha cancellato, dalle messe in onda, gli episodi in cui Jackson compariva e prestava la sua voce nel doppiaggio; la National Football Museum di Manchester ha rimosso la sua statua, voluta dell’amico dell’artista Mohammed Al Fayed. Di contro il famoso museo delle cere londinese, Madame Tussauds, che ha sedi anche ad Amsterdam, Berlino, Istanbul, Hong Kong, Las Vegas, New York, Shanghai, Washington, Vienna, Sydney, Blackpool, Orlando e Los Angeles, ha dichiarato l’intenzione di non rimuovere la statua del re del pop, che come artista amato dal pubblico rimane nel museo come nella cultura popolare. Stessa posizione è stata assunta da Rock ‘n’ roll Hall of Fame, il museo dedicato alla memoria di personaggi importanti dell’industria musicale, ammessi solo dopo 25 anni carriera e con una nomination votata dagli addetti ai lavori. L’istituzione, invocando l’essenza della musica come arte in quanto arte, ha dichiarato di non volere rimuovere dalla lista degli artisti da essa celebrati il nome di Michael Jackson, ammesso per ben due volte.