Artista multisensoriale e attenta studiosa del post-informale, Barbara Legnazzi è riuscita col tempo a conquistare uno stile anticonformista e spregiudicato, folgorata dalla passione per la pittura. “Le mie opere devono essere come nuvole, deve essere l’osservatore a completare il processo di sublimazione”.
È a partire dal 2015 che la creativa, originaria di Novara, ha iniziato a pianificare i suoi quadri, con una forte impostazione votata alla materia. Il suo è un gesto immerso nel silenzio, tra le mura calde e confortevoli dell’ambiente domestico, dove può estraniarsi dal disordine dell’oggi, riproducendone gli spasmi su tela…
Libera da sovrastrutture a qualsiasi livello, la Legnazzi costruisce un cammino indipendente… Ciò che emerge dall’osservazione della sua produzione è come sia riuscita a rendere il sentimento tridimensionale: i colori, le forme, le pennellate fuoriescono dalla tela, fuggono dal supporto come in preda ad una liberazione da uno schematismo rigido. L’attraversa il momento, la percezione del luogo, così come quando era bambina e andava per le campagne piemontesi a trovare sua nonna nel lontano casolare…
Vortici di linee come isoipse geologiche incastonate tra forme geometriche che hanno il sapore di un mondo altro, primordiale, dove il magmatismo della creazione trova il suo “perché” nell’atto stesso che si fa metapittura, senza un nome identificativo. Non è un caso se la Legnazzi non titoli quasi nessuno dei suoi lavori. Ad accompagnarli solo un numero. “Senza titolo perché a me piace suggerire, non dire. Un titolo toglierebbe un po’ quello che potrebbe raccontarti direttamente l’opera. Quando realizzo un quadro o una scultura, voglio che siano di chi guarda. Come quando si osservano le nuvole e si vedono delle figure, ognuna diversa a seconda di chi le osserva”. Solo in alcuni casi l’artista si lascia ispirare dalla sua stessa creatura e le dona un nome, come per la “Signora delle camelie”, mutuato dal romanzo di Alexandre Dumas figlio…
Da poco, la pittrice novarese ha iniziato un approfondito studio dei capolavori di Egon Schiele…
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine nº 07