Sembra proprio che una certa categoria di persone abbia inteso Dio molto più di quanto altre, più lontane dall’arte, non siano riuscite a fare. C’è qualcosa, infatti, nell’atteggiamento di devozione degli artisti, e nella loro personale concezione di Dio, che va al di là del semplice riuscire a coglierne l’entità superiore: facoltà che potrebbe accomunare tutti i cosiddetti “credenti”.
Infatti, nei secoli, lo spirito degli straordinari uomini d’arte, specialmente Italiani, ha prodotto non solo l’intima e interiore elaborazione di Dio, ma anche migliaia di immagini nelle più varie versioni, nel tentativo di rappresentarlo ma, soprattutto, di coglierlo, per donarlo all’umanità…
È stato così da sempre: da che le arti esistono c’è sempre stata una fortissima correlazione tra un senso estetico e una spiritualità dell’essere umano che, mosso dalla necessità di esprimerlo, ha basato la sua esistenza sulla ricerca di un’essenza o di un suo indizio tramite la Bellezza, sublimata nelle creazioni artistiche. Tutta l’arte, o almeno la maggior parte di essa, ha poggiato sulla rappresentazione di Dio fino a quando, con l’avvento delle avanguardie, un’arte più laica ha iniziato a prendere con prepotenza piede negli animi degli autori più recenti.
Insomma se Dio esiste, la “prova” della sua esistenza è l’arte in quanto, questa, è la forma di conoscenza ed esperienza più vicina e pertinente…
Ma, allora, come è possibile che gli esseri umani, dal basso della loro dimensione e inferiorità rispetto ad un Dio che non ha tempo, spazio e forme, riescano addirittura a rappresentarlo? Come è possibile che la stessa inadeguatezza che connota la dimensione umana, rispetto a quella divina, sia la stessa che ne consente la capacità di rappresentazione nonostante la sua sostanziale ineffabilità?
Semplicemente perché la chiave di volta è Cristo. Cristo, intriso di Dio, si presenta come uomo, prim’ancora che come divinità…
In sostanza: tutte le migliaia di adorazioni, di natività, di crocifissioni e altre varie immagini dell’arte sono il frutto di un espediente liturgico che ha consentito agli uomini di rappresentare Dio “fruendo” di Cristo. Questa volta, però, abbiamo scelto un Cristo che vince i dolori di tutto il mondo e di ogni universo possibile resuscitando. L’illuminazione proviene da un genio come Piero Della Francesca, con un’intuizione che non ha precedenti e che prende forma nella “Resurrezione” (1450-1463).
Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 04