…Raccontare New York è impossibile. Lo è perfino per viaggiatori esperti, per chi vi ha messo radici. Non c’è itinerario che tenga. New York in tre giorni in cinque, in dieci. Ci sono città, come sostiene Calvino, di cui non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. E forse New York è proprio una di quelle città che questa risposta, quale che sia la domanda, prima o poi è in grado di fornirla. A partire da chi ha sete d’arte. Di un’arte stratificata, multietnica, senza accademia, senza barriere, senza schemi e senza codici.
Le tappe obbligate: il Met (Metropolitan Museum of Art), un piccolo globo con oltre tremila quadri provenienti da tutta Europa, con sale greche, romane e asiatiche, a cui fa contraltare la sala con le fotografie di Robert Menschel. Su tutti, per chi ama il contemporaneo, il Moma, che offre collezioni d’arte uniche tra cui i dipinti di Picasso, Van Gogh e Warhol. Il Solomon Guggenheim Museum: tra le collezioni, vale la pena di ricordare quella di Justin Thannhauser. Il museo offre un viaggio tra il Cubismo, il Surrealismo, l’Espressionismo sino all’astrattismo e l’arte americana minimale. Famoso per le opere di Kandinsky e per l’architettura del palazzo che di per sé lo rende un museo dentro il museo. Al Whitney Museum of American Art, invece, è possibile apprezzare i lavori di Edward Hopper e Alexander Calder. E ancora alla Frick Collection, tra fontane e uno spettacolare giardino interno, ecco spuntare Rembrandt, Vermeer o Hals. Famosa per l’eccellente collezione di manoscritti e incunaboli, la Morgan Library…. Divertente, curioso, famoso e soprattutto molto istruttivo, l’American Museum of Natural History è il museo di New York più amato dai bambini… D’obbligo un tuffo nella storia passando tra il Butterfly Conservatory, con oltre 500 farfalle svolazzanti e l’Ocean Life, per un’immersione negli abissi più profondi.
E dopo una visita al museo? Impossibile non sorseggiare un cocktail in uno dei bar più cool della Grande Mela: The Happiest Hour, The Late Late, The NoMad Bar, ecc.
Articolo completo sulla rivista IconArt magazine n° 04