Tante le dimostrazioni di affetto che affollano il web, i social e non solo, per la perdita, avvenuta ieri, di Stan Lee, il padre di Spider Man e di tanti personaggi Marvel entrati da anni a far parte dell’immaginario collettivo comune. Dalla mente creativa di Stan Lee sono infatti uscite icone del mondo del fumetto: Thor, X- Man, Iron Man, Avengers, insieme al già citato Spider Man sono solo alcuni dei protagonisti delle tante avventure che hanno appassionato ed appassionano pubblico di tutto il mondo.
La forza di Stan Lee? Oltre ad essere ideatore, è stato anche editore, produttore, manager, riuscendo non solo a rivoluzionare il mondo del fumetto con supereroi umanizzati – ossia sensibili, problematici, con insicurezze pari agli uomini capaci però anche di spirito umoristico – ma anche a cercare sempre nuovi spazi di mercato, guardando alla tv e al cinema quando ancora non si era a disposizione di quella tecnologia a cui adesso siamo così abituati. Come ha dato avvio al momento d’oro della Marvel degli anni ’60, così ha contribuito alla rinascita dei supereroi dopo la crisi degli anni ‘70 e ‘80, catapultati dal cartaceo al cinematografico.
E se per i fumetti ideò il seguitissimo e riuscitissimo metodo detto poi Metodo Marvel, basato sul fornire una ridottissima sinossi della sceneggiatura ai disegnatori, che ne approntavano le dinamiche della storia, per poi intervenire, Lee, con i dialoghi ed ultimare il risultato, anche qui, nelle produzioni per il grande e piccolo schermo, la sua creatività è andata oltre, inserendo il gioco dei camei. Tutti i film Marvel infatti non erano completi se non avevano almeno una sua comparsata e tutti i fans sapevano che dovevano aspettarsi quel momento in cui, nelle spoglie di un semplice un venditore di hot dog (“X – Men”- 2000), un postino (“I fantastici quattro” – 2005) o un bibliotecario (“The Amazing Spider-Man” – 2012) Stan Lee sarebbe comparso.