Spesso l’arte, specie quella contemporanea, assume le vesti molto strette di denuncia politica e di protesta sociale. In alcune circostanze, l’artista arriva addirittura a mettere a rischio la propria persona, nel veicolare i messaggi di cui si fa portavoce , specie in quei regimi dove la libertà di espressione – come qualsiasi altra forma di libertà – è poco riconosciuta. Altre volte ancora, l’artista è vero e proprio documentatore di tali repressioni e il suo messaggio vuole essere solo una forte e appassionata forma di solidarietà.
Il graffito per Zehra Dogan sul Bowery Wall
E’ questo il caso del murale in sostegno di Zehra Dogan, realizzato nel 2018 dall’artista e writer britannico Banksy. Particolarmente conosciuto per raccontare, tra le strade cittadine, la povertà della condizione umana, con taglio ironico e satirico, Banksy , ancora una volta, induce a riflette e a sensibilizzare l’opinione pubblica su una problematica di forte attualità. Sul Bowery Wall di Manhattan a New York, l’artista ha dipinto, insieme al collega Borf, (artista di street art, arrestato nel 2005 in Scozia per le sue idee) un murale per la liberazione dell’artista curda Zehra Dogan, in carcere dal 2016. Il graffito, che corre i venti metri di muro, è una sequenza di pattern geometrici, composti da 4 linee verticali tagliate da una trasversale, a simboleggiare i giorni trascorsi in carcere. Tra questi emerge uno spazio della Dogan “dietro le sbarre”, dove una di queste ha la forma di matita, a simbolo dell’arte “incriminata”. Ad accompagnare l’opera, l’hashtag #freezehradogan.
L’artista curda e l’opera accusata
Il fatto che sottende quest’opera è legato alle vicende che hanno visto protagonista la giornalista ed artista turca di origini curde, Zehra Dogan, professionista dallo spirito femminista, impegnata da sempre nel testimoniare con le sue opere la realtà dei suoi luoghi. La donna è stata arrestata perché accusata di avere legami con l’organizzazione paramilitare del PKK, dopo aver pubblicato un suo particolare dipinto sui social network. Il quadro rappresenta un cumulo di macerie di una città curda, Nusaybin, sul quale sventolano le bandiere turche: chiara testimonianza e denuncia delle violenze del governo Erdogan. Il coraggio di questa donna gli è valso quasi 3 anni di carcere e Banksy, col suo omaggio ha voluto ricordare questa brutta vicenda, sottolineando come l’unica colpa della Dogan sia stata quella di fare informazione vera.