Trasgressione, raffinatezza, mistero, modernità, divismo, tutto ciò è Tamara de Lempicka artista icona di un’epoca e di uno stile. E’ la donna che trasformato la sua identità sfuggendo la banalità, che ha “decorato” la sua vita perché, così come nell’arte, “a contare è la forma”, che ha sedotto con le sue sregolatezze snobbando avances anche di personaggi come Gabriele D’Annunzio, da lei definito “nano italiano”, è l’emblema dei “ruggenti anni Venti” e di quel gusto estetico definito Art Decò che caratterizzò l’Europa e gli USA fino agli anni Trenta.
Gli anni del gusto Decò
L’Art Decò era uno stile energico, plastico, mondano simbolo della filosofia anticonformista della ricca borghesia dedita a feste e con una vita sempre al limite, così come è dipinta nel contemporaneo “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, conseguenza dell’esorcizzazione dei demoni della prima guerra mondiale. I caratteri erano mutuati dall’antica arte egizia, cinese e precolombiana, dal cubismo e dal futurismo, rivelandone la maggiore espressione soprattutto nelle arti decorative.
Un’esistenza di “confine”
Tamara impersonava tutto questo e anche di più. Avvicinatasi all’arte prima come disegnatrice di cappelli e poi come pittrice, riversava nei soggetti dei suoi quadri tutte le sfaccettature della sua esistenza “di confine”. Come ella stessa diceva: “vivo la vita ai margini della società e le regole della società normale non si applicano a coloro che vivono ai margini”. Prediligeva le figure femminili e ogni volto parlava di lei, delle sue diverse sfumature e delle donne emancipate. Le tratteggiava nude, in pose a volte ambigue (non è segreta la sua bisessualità), tinte dell’eroticità del rossetto rosso che spiccava sui corpi scoperti; oppure libere ed indipendenti alla guida; o ancora eleganti come modelle (fu indossatrice). In ognuna di esse però è presente una nota malinconica, triste, intima, rivelata dallo sguardo e dagli occhi ed incorniciata dai pochi e decisi colori della sua tavolozza, conseguenza di una profonda depressione che ha segnato l’artista. Le sue opere sono in maggior parte presenti in collezioni private anche di celebrities come Madonna, Barbra Streisand, Jack Nicholson, il che ha contribuito ad alimentare la sua distanza col pubblico ed un suo successo post mortem, continuando a vedere in Tamara, nel tempo, più una donna ammirata che un’artista conosciuta.
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