E’ stato il più grande scrittore inglese e drammaturgo conosciuto in tutto in tutto il mondo. Le sue opere sono tradotte in tutte le maggiori lingue e sono tra le più rappresentate in assoluto ancora oggi. Ha creato neologismi entrati nel linguaggio comune inglese e ha trattato temi dell’animo umano che sono degli universali che rendono i suoi personaggi contemporanei come non mai. Stiamo parlando gli William Shakespeare, il più celebrato degli autori del passato ma anche uno dei più discussi e misteriosi di ogni tempo.
Poco si sa infatti della sua vita. Quelle giumte fino a noi sono costruzioni, sommate alle poche notizie di William Shagsper di Stratford, Shakespeare dal 1593. Figlio di un pellicciaio analfabeta, rimase a Stratfort fino al matrimonio, poi fu a Londra prima come stalliere e poi come attore e scrittore. Qui iniziò la sua fortuna, specie dopo la peste del 1594, quando riorganizzò vita e lavoro. Vanno registrate in questo periodo le sue opere più prolifere come Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate, Il mercante di Venezia. Il successo fu tale che potè costruire un nuovo teatro chiamato Globe Thaetre (il teatro del mondo).
Eppure tante cose non quadrano, tanto da muovere studiosi di università come la Brunel University a mettere in discussione la sua reale esistenza. I documenti che si hanno a disposizione sono solo di carattere commerciale; nulla si sa degli studi o dell’attività drammaturgica. Non ci sono corrispondenze epistolari con le importanti committenze attribuitegli. Le informazioni sono tendenzialmente di non contemporanei e a carattere celebrativo; anche le immagini che lo ritraggono con piglio nobile non sono dell’epoca dell’autore e pare che i pochi disegni del suo tempo lo rappresentassero più come un commerciante che un letterato, cosa che venne modificata quando divenne figura illustre della letteratura inglese! C’è addirittura un periodo soprannominato, dai critici, gli “anni persi di Will”, in cui si perde qualsiasi traccia.
Insomma, l’oblio e la poca chiarezza attorno alla figura di Shakespeare ha generato diverse ipotesi sulla sua esistenza. Qualcuno vede nel suo cognome uno pseudonimo dietro il quale si nascondevano importanti personaggi dell’epoca (il filosofo Francis bacon; la contessa Mary Sidney di Pembroke, lo scrittore Christopher Marlowe). Qualcun altro vede come più accredita la possibilità che dietro Shakespere si nasconda un docente di Oxford, l’italiano John Florio, che per la sua posizione a corte non poteva firmare opere teatrali popolari, ma… poteva farle vendere da qualcun altro! Questo giustificherebbe la tanta italianità delle opere di uno scrittore mai stato in Italia e le nozioni di araldica, matematica, astronomia e varie discipline di livello superiore, improbabili per una semplice scuola di grammatica forse frequentata a Stratford. C’è ancora chi invece semplicemente lo considera un genio. Infine c’è chi, come Igor Sibaldi, va oltre, vedendo nella figura di Shakespeare l’esempio per un cambio di prospettiva di vita, trasformando questa attività così straordinaria dello scrittore-genio in una filosofia adatta a tutti, da seguire per superare con coraggio i limiti dell’impossibile.
Ma alla fine, come dice Giulietta : “Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo” (atto II – scena II – Romeo e Giulietta)
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