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Atelier d'Artista

Surrealismo e denuncia nei quadri di Pietro Lembo

By Published Gennaio 16, 2020
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La pittura come sguardo antropologico, analisi affettata e ironica della società contemporanea, con tutte le sue paure, i loop psicosomatici sempre più legati ad una condizione alienata e alienante dell’umano inglobato-globalizzato e invaso dalla tecnologia. Un ritorno al tribale, al primitivo, al senso della condizione naturale dell’essere e dell’esserci. È l’arte di Pietro Lembo, artista originario di Battipaglia, autodidatta, indicato come surrealista sociale. I suoi, in effetti, sono sogni a occhi aperti, dipinti dove la follia umana viene spezzata da una pietas sempre metaforica, una consapevolezza di inevitabile disastro comunitario ed è quella consapevolezza – paradosso – ad incarnare una sorta di grazia laica.

L’amore per la pittura coglie Lembo preparato fin da bambino… «È qualcosa di spontaneo, avverto l’esigenza di comunicare le immagini che mi colpiscono nel corso della giornata, e che poi tramuto in storie nei miei quadri.» – racconta… Nato in una famiglia che ha sempre assecondato la sua passione, Lembo parte per Milano per gli studi universitari, diventando consulente aziendale. Sviluppa, nel tempo, una doppia personalità, razionale nel lavoro, irrazionale nel campo artistico. Nel periodo milanese, disegna per alcune riviste. Torna ad esporre quindici anni fa. «Non so se definirmi un surrealista contemporaneo, un componente della Pop art contemporanea. È chiaro che la mia pittura è influenzata da queste correnti artistiche…».

È così che nei suoi quadri, ai colori sfarzosi e accesi fanno da contraltare soggetti surreali ma, al contempo, probabili e quotidiani: figure angeliche e madonne mischiati ai gesti rozzi, immersi nella giungla di automobili e cellulari, sesso e commercio si innestano l’uno nell’altro sotto gli occhi da zombie di un’umanità confusa, una industrializzazione violenta che distorce cielo e terra paventando nuovi olocausti. Nell’opera “A new religion: the global market”, così esprime il suo pensiero: «Tutti elogiano il mercato globale come fosse una religione che dovrebbe migliorare la nostra vita, ma è una religione che prega prevalentemente un dio pagano…. Nel quadro le uniche figure “umane” sono rappresentate da uno scimpanzé che abbraccia il suo piccolo per difenderlo da quello che sta intorno»…

Articolo completo sulla rivista IconArt Magazine n° 11

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TAGGED:contemporaneoPietro LemboprimitivoSurrealismo socialetecnologiatribale
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1 Comment
  • Figlia d'Arte ha detto:
    Gennaio 17, 2020 alle 1:07 am

    Condivido lo spaccato critico, conoscendo bene l’artista Pietro Lembo e avendone scritto approfonditamente su http://www.figliadarte.it
    confermo, l’orientamento suggerito che lo vede incline al surrealismo, evidenziando inoltre una forte capacità narrativa, polemica e drammatica che ricorda in tutta la sua bellezza la solenne introspezione della tragedia greca.

    Rispondi

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